Riconversione professionale
La formazione professionale può facilitare i processi di riconversione professionale involontaria?
La formazione professionale è considerata un’opzione formativa capace di permettere agli adulti coinvolti in un processo di riconversione di apprendere un nuovo mestiere e di riprendere il controllo della propria carriera (Cournoyer et al., 2017). Uno studio condotto su processi di riconversione professionale involontaria (RPI) suggerisce tuttavia che tanto l’accesso quanto la partecipazione a un percorso di formazione professionale possono rappresentare sfide significative per le persone coinvolte. A partire da ciò, ci si interroga su come rendere la formazione professionale più accessibile e più vantaggiosa per quanti sono costretti, loro malgrado, a cambiare mestiere.
Grazie a due finanziamenti del Fondo Nazionale Svizzero (Fase 1, 2020-2024, FNS 100019_192429; Fase 2, 2024-2028, FNS 10001_227634), dal 2020 il nostro gruppo di ricerca ha avviato uno studio qualitativo longitudinale su casi multipli, con l’obiettivo di comprendere i percorsi e le esperienze delle persone coinvolte in una RPI. Abbiamo avuto modo di incontrare più volte, nell’arco di un periodo di fino a cinque anni, adulti della Svizzera romanda che sono stati costretti a cambiare mestiere per ragioni di salute fisica o mentale, per il mancato riconoscimento del loro titolo di studio conseguito all’estero, oppure a causa di una sopravvenuta disoccupazione in settori con scarse prospettive occupazionali.[1]
Da queste testimonianze emerge, in particolare, che una riconversione può implicare l’obsolescenza delle competenze legate alla professione precedente, rendendo necessario acquisirne di nuove, coerenti la professione. Questa acquisizione può avvenire in modo informale – attraverso l’apprendimento sul campo o tramite stage – oppure tramite una formazione e l’acquisizione di una corrispondente qualifica. Diverse persone partecipanti alla nostra ricerca si sono di fatto impegnate in percorsi formativi di vario livello e natura, incluse formazioni professionali di base o superiori. Per esempio, Frédéric (29 anni, ex carpentiere in riconversione a causa di problemi alla schiena) ha intrapreso un AFC come geomatico, mentre Kevin (29 anni, ex parrucchiere in riconversione dopo aver sviluppato allergie) ha iniziato un percorso per ottenere un attestato federale in risorse umane (Brazier, Masdonati, Oliveira Borges, et al., 2024).
Sebbene la nostra ricerca non si sia concentrata direttamente sulla formazione professionale come mezzo per realizzare una RPI, le testimonianze raccolte permettono alcune osservazioni trasversali riguardo alle sfide che un processo di riconversione basato su questo tipo di formazione può comportare.
Sebbene la nostra ricerca non si sia concentrata direttamente sulla formazione professionale come mezzo per realizzare una RPI, le testimonianze raccolte permettono alcune osservazioni trasversali riguardo alle sfide che un processo di riconversione basato su questo tipo di formazione può comportare. Tali sfide possono presentarsi sia in fase di accesso a un programma formativo sia durante il suo svolgimento – con il rischio di comprometterne l’esito positivo (Figura 1). In filigrana, l’analisi di questi itinerari invita a interrogarsi sul ruolo della formazione professionale nei processi di RPI, stimolando diversi percorsi di riflessione su come accompagnare in modo più efficace queste transizioni critiche. Al di là della formazione professionale, alcune di queste considerazioni sono peraltro applicabili, in generale, a tutte le misure formative che accolgano adulti in riconversione.
Le sfide a monte dell’ingresso nella formazione (professionale)
Un primo tipo di sfida affrontata dalle persone che decidono di realizzare la propria riconversione professionale involontaria (RPI) attraverso una formazione professionale si situa a monte di essa – e riguarda gli ostacoli all’accesso (Brazier, Masdonati, Oliveira Borges, et al., 2024; Masdonati et al., 2022). Tali ostacoli possono essere di natura materiale oppure identitaria. Tra quelli materiali, iniziare un percorso di formazione professionale può risultare problematico a causa dei costi finanziari che comporta, in particolare quando comporta una perdita di reddito. A differenza dei giovani apprendisti, gli adulti hanno spesso maggiori responsabilità economiche – ad esempio i figli a carico – e non possono facilmente rinunciare a un’entrata economica per seguire una formazione. È il caso di Nancy (41 anni, ex bibliotecaria in riconversione per mancanza di sbocchi lavorativi nel suo settore), che, in quanto madre di bambini piccoli, si è trovata impossibilitata a intraprendere percorsi formativi in ambiti che pure le sarebbero interessati. Inoltre, altre problematiche legate alla vita adulta (quali le ulteriori responsabilità familiari) possono impedire di trovare il tempo necessario a una formazione, scoraggiando già in partenza il progetto. Infine, diverse persone partecipanti alla nostra ricerca hanno segnalato la rigidità delle condizioni di accesso da parte di alcune istituzioni formative, evidenziando in particolare la scarsa valorizzazione dei titoli di studio ottenuti all’estero o dell’esperienza professionale pregressa.
Ciò va di pari passo con la difficoltà, manifestata da alcune persone partecipanti alla nostra ricerca, di riconoscere il proprio status ambivalente di “novizi senior”, ovvero di essere al tempo stesso relativamente anziane (in confronto agli apprendisti che seguono percorsi lineari) ma al contempo novizi in quanto al percorso di formazione intrapreso.
Per quanto riguarda gli ostacoli di natura identitaria, l’idea di intraprendere una formazione può rappresentare, per una persona adulta in fase di RPI, una minaccia al senso di continuità al cuore della costruzione della propria identità (van Doeselaar et al., 2018). Essa può configurarsi come una rottura biografica, un “ritorno al punto di partenza” o ancora come un segnale relativo alla propria incompetenza che le persone non sono pronte ad accettare, soprattutto in età avanzata (Brazier et al., in press; Brazier, Masdonati & Parmentier, 2024). Ciò va di pari passo con la difficoltà, manifestata da alcune persone partecipanti alla nostra ricerca, di riconoscere il proprio status ambivalente di “novizi senior”, ovvero di essere al tempo stesso relativamente anziane (in confronto agli apprendisti che seguono percorsi lineari) ma al contempo novizi in quanto al percorso di formazione intrapreso. Tale scarto può spingere alcune persone a rinviare l’inizio di una formazione, preferendo incatenare uno stage dopo l’altro nella speranza di sentirsi maggiormente legittimati e a proprio agio in questo status. Una formazione può infatti essere realmente percepita come un’opportunità per ricostruire un’identità professionale solo quando la persona si sente pronta, dal punto di vista identitario, a riconoscersi in un’altra professione. Tuttavia, questo processo può essere lungo – e lo è anche e soprattutto nei casi di RPI, in cui il cambiamento di professione attraverso la formazione non è frutto di una scelta. È il caso, ad esempio, di Daniel (58 anni, ex CEO nel settore della logistica, in riconversione dopo una cessazione di attività), che, non riuscendo a elaborare il lutto per la propria identità di direttore d’impresa, ha a lungo rifiutato l’idea di intraprendere una nuova formazione.
Le sfide legate alla frequenza della formazione professionale
Al di là dei dubbi sulla fattibilità del proprio progetto formativo, diverse persone partecipanti alla nostra ricerca che sono riuscite ad accedere a un percorso di formazione professionale hanno riferito di successive difficoltà durante la sua frequenza, tanto di carattere concreto quanto di carattere esperienziale. Per quanto riguarda le problematiche concrete, alcune persone hanno denunciato la rigidità della formazione seguita. A volte, infatti, i percorsi non appaiono essere abbastanza flessibili da tener conto delle specificità legate alla condizione degli adulti in RPI. Ciò riguarda, fra l’altro, orari delle lezioni poco compatibili con la vita di una persona adulta, richieste linguistiche troppo elevate per persone migranti (in particolare la padronanza del francese), oppure – nel caso di persone che si trovano in riconversione per motivi di salute – il mancato riconoscimento delle loro limitazioni fisiche o mentali. È per esempio il caso di Jean, 31 anni, ex camionista in riconversione dopo un incidente. A causa delle conseguenze dell’incidente, Jean deve alternare movimento e posizione seduta, ma si trova costretto a rimanere seduto tutto il giorno durante le lezioni che frequenta per ottenere un attestato federale. In altri casi, molto semplicemente, gli adulti in formazione non vengono informati delle risorse a loro disposizione per adattare il percorso formativo alle proprie esigenze (Brazier, Masdonati & Parmentier, 2024; Masdonati et al., 2022).
In altri casi, molto semplicemente, gli adulti in formazione non vengono informati delle risorse a loro disposizione per adattare il percorso formativo alle proprie esigenze.
Le sfide legate alla frequenza di un percorso formativo sono anche di tipo esperienziale: non è infatti sempre facile vivere quotidianamente la differenza d’età con il resto della classe. Di conseguenza, il carattere collettivo dell’esperienza scolastica – che può costituire un sostegno prezioso nell’affrontare con successo un percorso formativo – risulta compromesso. Le persone adulte in RPI, infatti, non sempre riescono a condividere la propria esperienza con pari che si trovino in una situazione analoga – e possono incontrare difficoltà nel socializzare all’interno della classe e dell’istituto. Per esempio, Béatriz (29 anni, ex commessa in riconversione a causa di una malattia cronica) ha riferito di aver avuto problemi di integrazione all’inizio della sua formazione come impiegata di commercio CFC, sottolineando le differenze di motivazione tra lei e i suoi compagni di classe. Va in ogni caso detto che queste osservazioni non riguardano esclusivamente il canale della formazione professionale, né sono valide per tutte le persone partecipanti alla nostra ricerca. Al contrario, alcune di esse vivono questa differenza di età e di interessi come una risorsa.
Per una formazione professionale che faciliti i processi di riconversione involontaria
In sintesi, sebbene la formazione professionale possa essere considerata come una via percorribile per concretizzare una riconversione (Cournoyer et al., 2017), essa non sempre svolge questo ruolo nelle situazioni in cui la riconversione sia involontaria. Le testimonianze raccolte nella nostra ricerca mostrano che tanto l’accesso a un formazione quanto la sua frequenza possono costituire ostacoli aggiuntivi a una transizione già di per sé complessa. Alla luce di tali considerazioni, come potrebbe la formazione professionale diventare un vero e proprio volano di successo per le persone in RPI? La nostra ricerca apre la strada a riflessioni che potrebbero fornire elementi di risposta a questa domanda.
Il rafforzamento del sistema di borse o di programmi di formazione professionale (tanto quelli ridotti quanto quelli prolungati) destinati agli adulti in riconversione, rappresenterebbe una possibile via per superare gli ostacoli concreti che si trovano a monte dell’ingresso nella formazione stessa.
Il rafforzamento del sistema di borse o di programmi di formazione professionale (tanto quelli ridotti quanto quelli prolungati) destinati agli adulti in riconversione, rappresenterebbe una possibile via per superare gli ostacoli concreti che si trovano a monte dell’ingresso nella formazione stessa. Particolarmente di aiuto sarebbero altresì un accesso facilitato a strutture di accoglienza per bambini (durante la frequenza di una formazione da parte dei genitori), nonché un allentamento delle condizioni di ammissione, in particolare per le persone di origine straniera. In questo senso, un’ulteriore misura promettente potrebbe essere il consolidamento e l’ampliamento delle procedure di validazione degli apprendimenti acquisiti tramite l’esperienza. Per quanto riguarda gli ostacoli relativi all’identità, sarebbe opportuno proporre un accompagnamento orientativo alle persone in RPI per le quali una formazione professionale risulti appropriata. Tale accompagnamento dovrebbe consentire alle persone di riflettere non solo su un progetto professionale e sulla sua realizzazione, ma anche di facilitare la loro identificazione con una nuova professione. Accompagnamenti prolungati che inizino già in una fase preliminare e si estendano quindi per tutta la durata della formazione — erogati da professionisti specializzati nelle transizioni professionali — rappresentano altresì una prospettiva promettente.
Per superare gli ostacoli legati alla frequenza di una formazione professionale e promuoverne il successo, sarebbero peraltro concepibili ulteriori misure, quali una maggiore flessibilità nell’organizzazione dei percorsi formativi nonché lo sviluppo di risorse adeguate (per esempio, corsi intensivi di lingua per le persone migranti o misure specifiche per chi ha problemi di salute). Se necessario, sarebbe altresì opportuno rendere più visibili le risorse già esistenti e promuoverle presso gli enti che supportano le persone in RPI (per esempio: AI, URC e CSIR). Infine, la creazione di reti o di classi che riuniscano persone adulte che seguono una formazione professionale potrebbe favorire la costituzione di gruppi che condividono le stesse problematiche, incentivando lo scambio di strategie e il supporto reciproco. Quest’ultima misura avrebbe il potenziale di contrastare il senso di isolamento che provano talora le persone in RPI (Masdonati et al., 2022).
Panoramica del progetto e delle produzioni associate. Comunicato stampa qui.
[1] Abbiamo intervistato 45 persone al tempo 1 (2021), 33 al tempo 2 (un anno dopo) e 23 al tempo 3 (due anni dopo).Bibliografia
- Brazier, C. É., Masdonati, J., Oliveira Borges, A., Fedrigo, L., & Cerantola, M. (2024). Drivers of involuntary career changes: A qualitative study of push, pull, anti-push, and anti-pull factors. Journal of Career Development, 51(3), 303–326.
- Brazier, C. É., Masdonati, J., & Parmentier, M. (2024). Chronicles of involuntary career changes: A qualitative longitudinal analysis. Journal of Career Assessment. Advance online publication.
- Brazier, C. É., Parmentier, M., & Masdonati, J. (in press). Navigating involuntary career changes: Emotional dynamics during work-related identity loss and recovery. Journal of Career Development.
- Cournoyer, L., Fournier, G., & Masdonati, J. (2017). Going back-to-school in vocational education and training: Introduction. International Journal for Research in Vocational Education and Training, 4(3), 196–205.
- Masdonati, J., Frésard, C. É., & Parmentier, M. (2022). Involuntary career changes: A lonesome social experience. Frontiers in Psychology, 13, 899051.
- van Doeselaar, L., Becht, A. I., Klimstra, T. A., & Meeus, W. H. J. (2018). A review and integration of three key components of identity development. European Psychologist, 23, 278-288.
Citazione
Masdonati, J., Brazier, C. ., & Coquoz, R. (2025). La formazione professionale può facilitare i processi di riconversione professionale involontaria?. Transfer. Formazione professionale in ricerca e pratica 10(10).