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«Formazione professionale 2040 – prospettive e visioni»: Il punto di vista di Travail.Suisse

Quattro approcci per aumentare l’attrattività della formazione professionale

La formazione professionale sta perdendo terreno rispetto alla formazione di cultura generale. Tale sviluppo, tuttavia, avviene per determinati motivi e può essere fermato con misure adeguate. Per esempio, va arrestata la concorrenza diretta tra i titoli della formazione professionale superiore e i programmi di formazione continua (CAS, DAS, MAS) delle scuole universitarie. Anche a livello della formazione professionale di base esistono misure semplici in grado di migliorare l’attrattivà, tra cui l’aumento delle ferie per gli apprendisti, una migliore preparazione dei responsabili della formazione aziendale e l’incentivazione delle opportunità di scambio e mobilità.


La vasta gamma di professioni e attività è un fiore all’occhiello del sistema formativo svizzero . Essa genera prosperità economica e sociale e consente a tutti i lavoratori di scegliere un’occupazione per loro significativa. La presenza di percorsi di formazione professionale interessanti, che offrano buone prospettive di occupazione, di aggiornamento e di carriera, permette di assorbire con successo e in modo duraturo i lavoratori nel mercato del lavoro e riduce gli effetti negativi della selettività sociale del sistema dell’istruzione.

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La formazione professionale di base è un potente fattore d’integrazione dei lavoratori nel mercato del lavoro svizzero. Oltre il 60% dei giovani sceglie di formarsi attraverso un percorso professionale di base (apprendistato), ricavandone qualifiche fondate e conseguenti opportunità occupazionali. Ciò nonostante, la formazione professionale risente della concorrenza delle scuole secondarie: nell’ultimo decennio è cresciuto il numero degli attestati di maturità liceale, mentre il numero degli attestati  rilasciati dai programmi di formazione professionale di base è ristagnato o addirittura calato (cfr. grafico 1). Un quadro analogo si riscontra per quanto riguarda l’andamento dei titoli di studio terziari: negli ultimi 20 anni il numero di lauree rilasciate da università e scuole universitarie professionali è aumentato molto più rapidamente rispetto al numero di titoli conseguiti nell’ambito della formazione professionale superiore (cfr. grafico 2). La formazione professionale, quindi, ha perso proporzionalmente terreno rispetto all’istruzione generale.

Titoli della formazione professionale superiore e delle scuole universitarie 2005 – 2023

Per recuperare popolarità tra i giovani, bisogna quindi far sì che la formazione professionale di base risulti più appetibile. A questo proposito Travail.Suisse, confederazione sindacale indipendente, individua in particolare quattro approcci.

Approccio n. 1: migliorare il coordinamento tra i vari settori della formazionee a livello di sistema

Le decisioni prese nel settore universitario compromettano gli sforzi compiuti nell’ambito della formazione professionale. Un esempio recente è la regolamentazione dell’ammissione al corso di laurea in scienze applicate in ambito sanitario.

In Svizzera la formazione si presenta molto compartimentata. Da una parte c’è il settore universitario caratterizzato da una marcata autonomia delle scuole universitarie e dalla presenza della Conferenza delle scuole universitarie come organo di coordinamento con la Confederazione e i Cantoni. Dall’altra parte c’è il settore della formazione professionale, che trova i suoi cardini nel forte legame con l’economia e nella cooperazione con i partner della formazione professionale nell’ambito dell’incontro nazionale sulla formazione professionale e della Conferenza tripartita della formazione professionale (CTFP). Sebbene la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SERI) si ponga a cavallo tra i due settori dell’istruzione, manca un vero e proprio coordinamento tra i vari attori. Ne consegue che, spesso, le decisioni prese nel settore universitario compromettano gli sforzi compiuti nell’ambito della formazione professionale. Un esempio recente è la regolamentazione dell’ammissione al corso di laurea in scienze applicate in ambito sanitario: sebbene la Legge sulla promozione e sul coordinamento del settore universitario (LPSU) stabilisca come presupposto obbligatorio ai fini dell’ammissione alle scuole universitarie professionali (SUP) un’esperienza lavorativa (EL) di 12 mesi, per l’ambito sanitario si vuole ora introdurre una deroga che permetterebbe di completare l’EL anche poco prima della laurea. Dal punto di vista della sistematica stessa del sistema della formazione questa eccezione non solo mette in discussione l’orientamento pratico dei corsi di laurea SUP, ma distrugge anche la simmetria con le passerelle di accesso alle scuole universitarie. Un altro esempio è la concorrenza diretta che le offerte di formazione continua (CAS, DAS, MAS) delle scuole universitarie fanno ai titoli della formazione professionale superiore. In tale contesto Travail.Suisse vede un urgente bisogno di un coordinamento razionale dei due settori della formazione per ridurre il rischio di indebolire la formazione professionale.

Approccio n. 2: migliorare l’accesso alla formazione professionale

C’è il mancato riconoscimento delle qualifiche professionali estere. Soltanto un po’ più di 2500 persone all’anno si sobbarcano l’onere di farsi riconoscere individualmente la propria qualifica professionale estera.

Per rafforzare il richiamo della formazione professionale va recuperato il potenziale finora rimasto inutilizzato. Ciò contribuirà, da un lato, a mantenere i numeri nella formazione professionale e, dall’altro, fornirà agli interessati la possibilità di entrare in maniera duratura nel mercato del lavoro e trovare migliori opportunità di sviluppo. In tale contesto Travail.Suisse individua fondamentalmente tre potenziali:

  • da un lato c’è il potenziale degli adulti senza titolo di formazione professionale. Nell’ambito dell’offensiva a favore della formazione continua[1] di Travail.Suisse, la Scuola universitaria professionale di Berna ha calcolato l’entità di questo potenziale inutilizzato giungendo alla conclusione che delle oltre 600 000 persone prive di titolo di formazione professionale in Svizzera circa 336 000 sarebbero fondamentalmente in grado di conseguirne uno. Il fatto che ogni anno soltanto circa l’1,5% di queste persone recuperi un titolo di formazione professionale per adulti dimostra che il potenziale racchiuso in questa categoria è considerevole;
  • dall’altro lato c’è il mancato riconoscimento delle qualifiche professionali estere. Soltanto un po’ più di 2500 persone all’anno si sobbarcano l’onere di farsi riconoscere individualmente la propria qualifica professionale estera. Tuttavia, il fatto che più del 50% vi riesca mostra che anche in questo campo vi è un potenziale non indifferente che si potrebbe sfruttare se si semplificassero le pratiche di riconoscimento;
  • un ulteriore potenziale si registra fra le persone con disabilità. Mentre la scuola dell’obbligo è diventata più inclusiva negli ultimi anni, il sistema di formazione professionale arranca. Poche sono le strutture di supporto presso le scuole professionali, poche le compensazioni degli svantaggi legati all’handicap per gli apprendisti, insufficiente la disponibilità delle aziende formatrici e nel complesso manca un approccio d’insieme per una migliore integrazione nel sistema di formazione professionale. Non a caso, ispezionando il grado di attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità ha specificamente lamentato l’insufficiente accesso alla formazione professionale[2].

Approccio n. 3: migliorare la qualità e l’attrattiva degli apprendistati

Anche lo strisciante slittamento tra le due alternative di maturità professionale non contribuisce, secondo l’opinione di Travail.Suisse, a migliorare l’attrattività della formazione professionale.

Dover scegliere un mestiere in giovane età, dover compiere il difficile passo dalla scuola dell’obbligo al mondo del lavoro e avere solo cinque settimane di vacanza anziché almeno tredici sono tutti aspetti che distinguono l’ingresso in un apprendistato dalla permanenza nella scuola. Certo, da soli, questi fattori non saranno decisivi per la scelta di un percorso anziché dell’altro, né devono esserlo. Eppure, una certa influenza ce l’hanno e, tuttavia, sarebbe facile fare qualcosa per quanto riguarda il numero di settimane di vacanza, per facilitare la transizione e ridurre lo svantaggio degli apprendistati rispetto ai licei. Un altro ambito in cui si potrebbe ottimizzare la qualità degli apprendistati lo ha identificato Jeunesse.Suisse, la commissione per la gioventù di Travail.Suisse: la qualità dei formatori. I formatori sono visti come un importante sostegno per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Al contempo il loro ruolo non trova sufficiente considerazione, in primo luogo sotto l’aspetto dei requisiti: un corso per formatori si completa in cinque giorni senza successivi obblighi di aggiornamento o di rispolverare le conoscenze, neppure dopo decine di anni. In secondo luogo, sotto il profilo del riconoscimento in azienda: la maggior parte dei formatori si augurerebbe uno status più elevato e maggiori risorse di tempo per questo lavoro. Travail.Suisse sostiene chiaramente la necessità di una qualificazione più approfondita, di aggiornamenti regolari e di un maggiore riconoscimento nelle aziende.

Anche lo strisciante slittamento tra le due alternative di maturità professionale non contribuisce, secondo l’opinione di Travail.Suisse, a migliorare l’attrattività della formazione professionale. Laddove dal 2016 i rapporti di tirocinio con MP1 (e quindi con maturità integrata durante il tirocinio) sono calati del 13%, mentre la percentuale di MP2 (quindi maturità conseguita dopo la conclusione dell’apprendistato) è aumentata dell’8%. In pratica, molti giovani impiegano un anno in più a concludere il tirocinio con la maturità professionale.

Per concludere, anche il miglioramento delle opportunità di scambio e mobilità può contribuire a mantenere l’attrattiva della formazione professionale. Laddove tali opportunità sono diffuse e facilmente accessibili nelle scuole secondarie e ancor di più nell’ambito dei corsi di laurea, sul fronte della formazione professionale bisogna ancora recuperare terreno. Tanto più significativi sono in questo contesto il lavoro di movetia, l’agenzia nazionale per la promozione degli scambi e della mobilità, e progetti come swype[3], lo swiss young professional exchange, con cui i diplomati dei tirocini di Travail.Suisse hanno la possibilità di fare un’esperienza di scambio all’estero.

Approccio n. 4: migliorare la considerazione e la retribuzione per i titoli della formazione professionale

A livello terziario chi è in possesso di una laurea ha un reddito da lavoro significativamente più alto rispetto ai lavoratori con una qualifica di formazione professionale superiore.

Come ultimo aspetto c’è la questione degli effetti immediati dei vari titoli di studio sul mercato del lavoro, poiché sarebbe un errore credere che la decisione del percorso d’istruzione non sia dettata anche da considerazioni sulle prospettive future di status e reddito. Uno sguardo ai dati dell’Ufficio federale di statistica mostra chiaramente due cose, e per una volta prescindiamo dalle differenze tra i sessi e concentriamoci sui diversi titoli di studio. Come prima cosa emerge chiaramente che l’istruzione paga: i lavoratori con una qualifica di livello secondario superiore hanno un reddito netto da lavoro più alto rispetto a chi non consegue alcuna qualifica dopo la scuola dell’obbligo; ancora più elevato è poi il reddito dei lavoratori con una qualifica di livello terziario. In secondo luogo si evidenzia che il reddito da lavoro nel confronto tra formazione professionale e formazione  generale a livello secondario superiore è ancora a grandi linee identico, ma che a livello terziario chi è in possesso di una laurea ha un reddito da lavoro significativamente più alto rispetto ai lavoratori con una qualifica di formazione professionale superiore. (cfr. grafico 3)

A quanto pare, parlando di reddito sui titoli terziari non vi è equivalenza. Tanto più importante è che il 2025 sia l’anno in cui la parità si raggiunga almeno fra i titoli. Con la revisione della Legge sulla formazione professionale e la prevista introduzione del titolo «Professional Bachelor» si riuscirà a lanciare un segnale importante, che sottolineerà il livello terziario del titolo e contemporaneamente ne migliorerà la comprensione nel contesto nazionale e internazionale.

Conclusioni: rafforzare l’attrattività della formazione professionale è un compito che va perseguito costantemente e a vari livelli

La formazione professionale duale viene elogiata a destra e a manca quando si parla di politica della formazione nel nostro paese: come motore di integrazione nel mercato del lavoro, per le pari opportunità e come trampolino di lancio per la carriera individuale, oltre che come fucina di lavoratori qualificati per l’economia. Tutto questo è vero. Eppure, guardando alle cifre si nota uno spostamento verso i ricettacoli della formazione di cultura generale. Secondo Travail.Suisse mantenere l’attrattività della formazione professionale deve restare un impegno costante. Non a caso nel documento del congresso[4] del 2023 la tematica occupa un intero capitolo. Anche qui vengono presentati quattro approcci poiché si è convinti che una misura da sola non possa condurre al risultato, ma che ci sia bisogno di intervenire a più livelli per ottenere l’effetto desiderato. Alla base di tutto va migliorato il coordinamento tra i due poli dell’istruzione, formazione professionale e sistema delle scuole universitarie, e vanno messi meglio a frutto i potenziali della formazione professionale. In più è risaputo che il mondo del lavoro può a volte essere un’arena difficile, come emerge dal «Barometro condizioni di lavoro[5]» di Travail.Suisse, che da anni registra un continuo aumento dello stress e della pressione psicosociale. Tanto più importanti sono la tutela degli apprendisti e la qualità degli anni di tirocinio. Per finire, ma non per ultimo, va ricordato il ruolo delle prospettive a formazione conclusa: con l’inizio delle consultazioni politiche sull’introduzione del titolo di «Professional Bachelor» per chi completa una formazione professionale superiore e il processo lanciato dal partenariato in occasione dell’incontro nazionale sulla formazione professionale per discutere di quesiti e sfide legate all’attrattiva della formazione professionale il 2025 potrebbe trasformarsi in un anno estremamente importante e programmatico.

[1] Cfr. www.travailsuisse.ch/de/bildung/weiterbildung
[2] Cfr. Rapporto degli Stati parte
[3] Cfr. www.swype.swiss
[4] Cfr. www.travailsuisse.ch/de/publikationen/kongresspapiere
[5] Cfr. www.travailsuisse.ch/de/barometer
Citazione

Fischer, G. (2025). Quattro approcci per aumentare l’attrattività della formazione professionale. Transfer. Formazione professionale in ricerca e pratica 10(5).

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