Nuovo libro edito da hep Verlag
Lavorare dietro le quinte nella formazione professionale svizzera
Per trent’anni hanno esercitato un’influenza significativa sullo sviluppo della formazione professionale in Svizzera: Christine Davatz (Unione svizzera delle arti e mestieri) e Bruno Weber-Gobet (Travail.Suisse). Queste due personalità sono al centro di una pubblicazione che realizza due obiettivi: ricostruisce le tappe più importanti dello sviluppo della formazione professionale nel recente passato e rende visibile il lavoro dietro le quinte che si svolge della nella formazione professionale svizzera. Nel presente testo, l’autore del libro, Lorenzo Bonoli, si concentra sul secondo aspetto e spiega l’importanza del ruolo rivestito da lobbisti come Davatz e Weber-Gobet.

Bruno Weber-Gobet e Christine Davatz in occasione della presentazione del libro nel giugno 2025. Foto: SUFFP/Ben Zurbriggen
Una parte importante delle discussioni, delle negoziazioni e delle decisioni che strutturano il settore prende forma in contesti informali, per così dire dietro le quinte del sistema.
Negli ultimi anni la formazione professionale svizzera ha ricevuto molta attenzione a livello internazionale. Numerose delegazioni hanno visitato il nostro Paese per comprendere i meccanismi che rendono così efficace il nostro modello di formazione professionale duale.
Tuttavia, l’esperienza maturata con progetti di cooperazione internazionale dimostra quanto sia difficile, se non impossibile, trasferire il nostro modello in altri Paesi. Le ragioni di queste difficoltà sono molteplici. Si va dai fattori socioeconomici ai vincoli giuridici e legislativi, fino alle diverse tradizioni o concezioni della formazione professionale. Tra questi diversi motivi, una specificità del nostro sistema, incentrato sull’apprendistato duale, lo rende particolarmente difficile da replicare altrove: una parte importante delle discussioni, delle negoziazioni e delle decisioni che strutturano il settore prende forma in contesti informali, per così dire dietro le quinte del sistema.
Questa parte nascosta della politica svizzera in materia di formazione professionale riveste un ruolo particolarmente importante per garantirne il funzionamento, la vicinanza alle esigenze della pratica e l’accettabilità politica. Purtroppo è difficilmente trasferibile ad altri contesti, anche perché è poco conosciuta persino in Svizzera.
Focus su due esperti di formazione professionale
Queste considerazioni emergono da una recente pubblicazione intitolata «Die Arbeit hinter den Kulissen» (Il lavoro dietro le quinte).[1] Sulla base di interviste a due figure di spicco della formazione professionale svizzera, essa ricostruisce lo sviluppo della formazione professionale dagli anni ’90 e mette in luce l’importanza del lavoro dietro le quinte. Queste due figure sono Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet, due personalità di spicco della formazione professionale svizzera negli ultimi 30 anni, che sono recentemente andate in pensione.
Una breve panoramica delle funzioni svolte dai due protagonisti ne evidenzia il loro ruolo chiave. Christine Davatz è stata:
- vicedirettrice e responsabile della politica della formazione presso l’Unione svizzera delle arti e mestieri
- membro della Commissione di esperti incaricata di preparare la legge federale sulla formazione professionale del 2002
- membro della Commissione federale della formazione professionale
- membro della Conferenza svizzera delle università e del Consiglio svizzero delle università
- membro del Consiglio delle scuole universitarie professionali della FHNW
- membro del Gruppo di esperti per le questioni educative dell’Ufficio federale di statistica
- membro della Commissione per la garanzia della qualità dell’associazione «Formazione dei quadri dell’artigianato svizzero»
- vicepresidente dell’organizzazione del mondo del lavoro «Formazione commercio al dettaglio Svizzera»
- presidente della «Comunità di interessi per la formazione commerciale di base in Svizzera»
- presidente della Fondazione del Registro delle scuole private in Svizzera
- presidente della Rete “KMU Frauen Schweiz”.
L’elenco potrebbe essere ampliato. Anche il curriculum di Bruno Weber-Gobet è degno di nota. È stato:
- responsabile della politica della formazione dapprima presso la Confederazione dei Sindacati Cristiani (CNG), in seguito presso Travail.Suisse
- direttore dell’Istituto di formazione per impiegati ARC
- membro della Commissione di esperti incaricata di preparare la legge federale sulla formazione professionale del 2002
- membro della Commissione federale della formazione professionale
- membro della Commissione federale delle scuole universitarie professionali
- membro della Commissione preparatoria per la revisione parziale della legge sulle scuole universitarie professionali
- membro del Comitato direttivo della Federazione svizzera per la formazione continua (FSEA)
- membro del Comitato direttivo della Società svizzera per la ricerca applicata alla formazione professionale
- membro del Comitato direttivo della Conferenza delle scuole professionali superiori.
Anche questo elenco non è esaustivo.
La partecipazione a numerose commissioni e organizzazioni rende Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet interlocutori particolarmente interessanti per chi desidera comprendere meglio l’evoluzione della formazione professionale in Svizzera negli ultimi anni. Le loro informazioni consentono di cogliere bene le sfide, i posizionamenti e le negoziazioni che hanno portato a determinate decisioni. È proprio questo l’obiettivo della pubblicazione menzionata, che approfondisce gli aspetti chiave dello sviluppo della formazione professionale in questi ultimi trent’anni: dalla crisi dei posti di apprendistato allo sviluppo della maturità professionale e delle scuole universitarie professionali negli anni Novanta; dalla legge sulla formazione professionale del 2002 alla legge sulla formazione continua del 2014; dalle sfide della gestione generale della formazione professionale svizzera alle sfide più specifiche, come l’orientamento professionale o la formazione professionale superiore.
La governance della formazione professionale necessita di canali informali
Parallelamente, le interviste con i due attori consentono di comprendere meglio il funzionamento della «governance» della formazione professionale e il lavoro svolto dietro le quinte. Le due liste di funzioni appena citate mostrano il ruolo che i due attori hanno svolto, la loro presenza alla maggior parte degli incontri importanti in cui si è discusso del futuro della formazione professionale. Esse testimoniano una vasta rete di contatti e una competenza approfondita, acquisita in molti anni di attività, che li ha resi interlocutori indispensabili.
D’altro canto, i due elenchi sollevano anche interrogativi sul potere che attori come Christine Davatz o Bruno Weber-Gobet hanno potuto esercitare e continuano a esercitare nell’arena politica.
D’altro canto, i due elenchi sollevano anche interrogativi sul potere che attori come Christine Davatz o Bruno Weber-Gobet hanno potuto esercitare e continuano a esercitare nell’arena politica. Questo potere rimane nell’ombra, dietro le quinte. Fornisce informazioni alla politica e assicura il collegamento tra la politica e il settore della formazione professionale. Ma allo stesso tempo influenza le decisioni nel senso degli interessi delle organizzazioni per cui hanno lavorato per diversi decenni.
Questa costellazione non è insolita nel sistema politico svizzero, al contrario: è espressione della partecipazione dei gruppi di interesse al processo legislativo. Ciò avviene in vari modi, dalla partecipazione di rappresentanti di determinati gruppi di interesse a commissioni extraparlamentari fino all’azione di lobbying presso i parlamentari, (Cf. Vatter 2014, p. 189 ss).
La presenza di gruppi di interesse nel processo politico è particolarmente marcata nel settore della formazione professionale. La legge federale prevede espressamente la collaborazione tra attori pubblici (Confederazione e Cantoni) e attori privati (organizzazioni del mondo del lavoro) (cfr. art. 1, LFFPr 2002). Il «partenariato pubblico-privato», espressione utilizzata per designare la collaborazione tra gli attori, offre la possibilità di formalizzare la logica dell’influenza dei gruppi di interesse privati all’interno della governance della formazione professionale. Essa consente di spiegare e regolamentare, almeno in parte, il modo in cui tale logica di influenza viene realizzata, attribuendo esplicitamente una serie di competenze decisionali all’uno o all’altro attore.
Tuttavia, al di là di questa attribuzione esplicita di competenze, il sistema è strutturato anche da una serie di attività meno formalizzate. La complessità del sistema svizzero di formazione professionale, con il suo numero relativamente elevato di attori, richiede necessariamente attività informali di informazione, discussione, negoziazione e ricerca di compromessi. Emmenegger e Seitzl sottolineano nel loro rapporto sul «Controllo sistemico della formazione professionale in Svizzera» l’importanza di queste attività informali, utilizzando l’espressione «cooperazione decentralizzata» (pag. 8). Una tale cooperazione decentralizzata è indispensabile per garantire il coordinamento necessario al buon funzionamento del sistema. Dato il numero di attori coinvolti e il loro potere di veto, questo sistema può funzionare solo se si trovano soluzioni consensuali. A tal fine sono indispensabili un ampio lavoro di informazione, consulenza, discussione e negoziazione e, quando si tratta di decisioni a livello politico, la ricerca di compromessi.
Christine Davatz afferma: «Nel campo della formazione professionale siamo condannati, nel bene o nel male, a collaborare».
È a questo livello che si svolge il lavoro di attori come Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet. Il loro lavoro è naturalmente influenzato da determinati interessi, ma deve anche essere aperto alla ricerca di compromessi. Christine Davatz afferma: «Nel campo della formazione professionale siamo condannati, nel bene o nel male, a collaborare».
Concentrazioni problematiche di potere
Secondo il rapporto di Emmenegger e Seitzl, questo lavoro di coordinamento si svolge in parte anche al di fuori delle strutture ufficiali regolate da disposizioni di legge. In un contesto di questo tipo, le relazioni informali possono svolgere un ruolo molto importante, in particolare grazie all’impegno di singoli attori che beneficiano della loro posizione centrale all’interno delle diverse reti della formazione professionale. Ciò fa sì che «in ultima analisi […] un numero esiguo di persone, che spesso ricoprono più funzioni, svolgano un ruolo centrale nella gestione sistemica della formazione professionale» (ibid., pag. 30). Non possiamo non pensare proprio a figure come Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet. Bisogna rilevare che il rapporto individua in questa dipendenza da singoli attori una debolezza della governance sistemica della formazione professionale svizzera. In caso di partenza di questi attori, infatti, si corre il rischio che tali processi decisionali informali e personalizzati semplicemente non funzionino più. Nonostante questa critica, il rapporto riconosce che negli ultimi anni questa costellazione di un numero limitato di persone molto influenti ha permesso al sistema di trovare numerose soluzioni consensuali, garantendo così «una partecipazione particolarmente importante alla gestione sistemica della formazione professionale» (pag. 30).
Bisogna inoltre sottolineare che questa situazione solleva anche interrogativi sulla sua trasparenza, sia dal punto di vista finanziario che per quanto riguarda i processi decisionali stessi. Infatti, assicurarsi i servizi di una persona che svolge questo lavoro ha naturalmente un costo. Solo un numero limitato di gruppi di interesse impiega collaboratori a tempo indeterminato per queste attività.
Per gli altri è necessario trovare soluzioni temporanee per essere comunque presenti sulla scena politica al momento opportuno. Queste soluzioni possono essere molto costose: un recente programma della SRS sul lobbismo in Svizzera in generale mostra che incaricare un’agenzia di comunicazione per avere un lobbista a Berna durante le sessioni parlamentari può costare fino a 2000 franchi al giorno.[2]
Nonostante questi aspetti problematici, i lobbisti, come rappresentanti degli stakeholder, svolgono anche funzioni positive che li rendono figure imprescindibili nella politica svizzera. Nel loro lavoro, essi creano di fatto un collegamento tra la politica e la pratica, nel nostro caso il mondo della formazione professionale. In altre parole, grazie al lavoro di questi attori, la politica può essere certa di disporre di tutte le informazioni necessarie prima di emanare nuove disposizioni. Dall’altro lato, attraverso queste attività di lobbismo, i vari gruppi di interesse possono assicurarsi che la politica tenga adeguatamente conto delle loro richieste. Al centro del lobbismo troviamo così una tensione tra informare e influenzare, una tensione che solleva questioni etiche e politiche particolarmente difficili da districare.
Davatz e Weber-Gobet: lobbisti esperti
Va tuttavia notato che nel caso di Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet abbiamo a che fare con due lobbisti con caratteristiche particolari. La lunga presenza in questo settore ha permesso loro di acquisire un ampio bagaglio di conoscenze specialistiche e di diventare così «lobbisti esperti», riconosciuti e ascoltati al di là delle sfere dei loro gruppi di interesse. Questa competenza sembra essere essenziale per il posizionamento dei due personaggi, per la possibilità di essere sistematicamente invitati alle riunioni più importanti e per la loro credibilità e autorità nella ricerca di compromessi.
Infatti, una delle difficoltà che alcuni sistemi di formazione professionale stranieri devono affrontare è proprio la mancanza di tali figure esperte che rimangono a lungo nel settore e fungono da collegamento tra la pratica e la politica.
Per chiudere il cerchio aperto all’inizio, l’importanza del lavoro dietro le quinte svolto da figure esperte di lobbying può essere valutata al meglio da una prospettiva internazionale. Infatti, una delle difficoltà che alcuni sistemi di formazione professionale stranieri devono affrontare è proprio la mancanza di tali figure esperte che rimangono a lungo nel settore e fungono da collegamento tra la pratica e la politica: personalità riconosciute anche al di fuori dei loro gruppi di interesse e ricercate per le loro conoscenze specialistiche e la loro disponibilità a lavorare insieme per trovare compromessi. Senza queste figure manca anche lo spazio di discussione pre-parlamentare e pre-politico. Esso costituisce il fondamento della politica di formazione professionale basata sul partenariato in Svizzera, il «nucleo duro» del nostro sistema, così difficile da trasferire ad altri paesi. Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet hanno beneficiato di questo spazio di discussione informale e allo stesso tempo hanno contribuito a mantenerlo vivo.
[1] Bonoli, L. (2025). Il lavoro dietro le quinte. 30 anni di politica della formazione professionale a colloquio con Christine Davatz e Bruno Weber-Gobet. hep. Ulteriori informazioni [2] Cfr. la serie radiofonica «Lobbyland» della SRF dal 21.08.23 al 07.09.2023. Cfr. anche le trasmissioni di RTS Vacarme sul tema «Lobbying» dal 3 al 9 febbraio 2000.Referenze bibliografiche
- Emmenegger, P., Seitzl, L (2019): Expertenbericht zur systemischen Steuerung der Berufsbildung in der Schweiz. Im Auftrag des Staatssekretariats für Bildung, Forschung und Innovation (SBFI)
- Vatter, A. (2014). Das politische System der Schweiz. Nomos Verlag UTB, pp. 189 ss.
Citazione
Bonoli, L. (2025). Lavorare dietro le quinte nella formazione professionale svizzera. Transfer. Formazione professionale in ricerca e pratica 10(12).