Ricerca presso della Scuola universitaria federale per la formazione professionale SUFFP
Salute delle persone in formazione: tra protezione e rischi
Il sistema di formazione professionale svizzero ha chiari requisiti legali per proteggere la salute e la sicurezza degli apprendisti. Nella pratica, tuttavia, questi requisiti passano talvolta in secondo piano, come dimostra un progetto di ricerca dells SUFFP. Ad esempio, la salute mentale e i rischi psicosociali associati all’ambiente di lavoro hanno un ruolo secondario. Nel complesso, l’attenzione alle competenze, i meccanismi di banalizzazione del rischio e l’attenzione alla responsabilità personale nel sistema sanitario contribuiscono a una definizione confusa della salute sul posto di lavoro.
Tuttavia, le persone tra i 15 e i 24 anni, tra cui quelle in formazione, sono più spesso vittime di infortuni professionali rispetto al personale adulto, malgrado le disposizioni di legge in materia di protezione della salute e sicurezza sul lavoro.
La formazione professionale ha un ruolo chiave nel panorama formativo svizzero, nonostante le forti disparità a livello cantonale. Quasi due terzi di coloro che completano la scolarità obbligatoria intraprendono infatti questo ciclo di formazione, più precisamente il percorso duale (SEFRI, 2024), che si contraddistingue per l’alternanza tra formazione nella scuola professionale e in azienda.
La formazione professionale duale è un’istanza superiore della socializzazione professionale, anche per quanto concerne salute e sicurezza sul lavoro (SSL). L’alternanza dei luoghi (scuola, azienda, corsi interaziendali) e delle modalità di formazione (corsi teorici e pratici), come pure l’esperienza in azienda con persone formatrici nonché con il personale, è finalizzata all’acquisizione di «qualifiche professionali specifiche» che consentano di «esercitare in modo competente e sicuro un’attività professionale» (art. 15 LFPr). Tuttavia, le persone tra i 15 e i 24 anni, tra cui quelle in formazione, sono più spesso vittime di infortuni professionali rispetto al personale adulto (UST, 2021a; SUVA, 2021), malgrado le disposizioni di legge in materia di protezione della salute e sicurezza sul lavoro. Queste persone sono inoltre più esposte ai rischi fisici e psichici (UST, 2021b).
Il presente articolo, basato sui risultati dell’analisi documentaria di una ricerca in corso sulla salute sul lavoro delle persone in formazione[1], si occupa dei quadri normativi concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro delle persone in formazione, attraverso un’analisi delle rappresentazioni che queste direttive veicolano e che influenzano chi opera nella formazione professionale, e di conseguenza il trasferimento delle conoscenze in materia di salute.
Un quadro normativo articolato che opera a diversi livelli
L’analisi ha riguardato due tipi di quadri normativi: i quadri legislativi (leggi, ordinanze e allegati dei piani di formazione) concernenti le misure di protezione della SSL e i piani di formazione dei cinque ambiti analizzati (acconciatura, cucina, gestione del commercio al dettaglio, tinteggiatura, salute) relativi alle conoscenze professionali, tra cui quelli in materia di salute. L’analisi tematica del contenuto dei diversi quadri normativi ha messo in luce gli aspetti trattati, i concetti che sottendono alla SSL e i meccanismi di eufemizzazione esistenti.
Le molteplici sfaccettature dei quadri normativi
La salute e la sicurezza sul lavoro delle persone in formazione sono sancite a diversi livelli.
La salute e la sicurezza sul lavoro delle persone in formazione sono sancite a diversi livelli. La situazione di chi lavora è disciplinata da un assetto giuridico di carattere generale, che ne specifica determinati aspetti per le «persone lavoratrici giovani» (età inferiore a 18 anni). Questo primo livello è costituito dalla Legge sul lavoro (LL), dalla Legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF) e dal Codice delle obbligazioni (CO).
La LL definisce i diritti e gli obblighi di chi impiega personale e stabilisce le regole in materia di SSL, in particolare il divieto di svolgere «lavori pericolosi» per le persone «giovani»[2]. La LAINF impone a chi impiega personale e a chi lavora di ricorrere agli equipaggiamenti di protezione individuali o collettivi[3]. Infine, alcuni articoli del Codice delle obbligazioni richiamano l’obbligo di chi impiega personale di provvedere alla «tutela della vita, della salute e dell’integrità del personale», in particolare delle «persone giovani», per esempio in materia di «molestie sessuali»[4]. Altre ordinanze completano le disposizioni generali, in particolare per quanto concerne i e le «giovani»[5], segnatamente limitando la durata del lavoro[6] o elencando i lavori pericolosi[7]. È vietato l’impiego di giovani per «lavori pericolosi»[8]:
«Tutti i lavori che per la loro natura o per le condizioni nelle quali vengono eseguiti possono pregiudicare la salute, la formazione e la sicurezza dei giovani come anche il loro sviluppo psicofisico» (art. 4 cpv. 2 OLL 5).
A questo primo livello si aggiungono leggi specifiche per le persone in formazione, come la Legge federale sulla formazione professionale (LFPr) e l’Ordinanza sulla formazione professionale (OFPr). La LFPr precisa le qualifiche che devono essere acquisite dalla persona in formazione per «esercitare […] in modo sicuro» (art. 15 LFPr). La OFPr prevede che nelle ordinanze in materia di formazione professionale di base siano elencate «le misure relative alla sicurezza sul lavoro e alla protezione della salute» [9]. Le leggi e le ordinanze cantonali possono precisare alcuni aspetti, in particolare prevedere misure di protezione più severe.
I piani di formazione elencano infine le «competenze operative»[10], tra cui le competenze relative alla SSL che devono essere acquisite dalle persone in formazione e che saranno valutate al termine della formazione. Gli allegati disponibili in fondo al documento precisano i «lavori pericolosi» caratteristici di ogni professione, come pure le misure di accompagnamento da adottare all’interno dell’azienda, e riportano argomenti e contenuti di formazione nonché quando devono avvenire il trasferimento e il sostegno.
Il dispositivo legislativo e normativo in materia di SSL appare pertanto strutturato e articolato, funziona in modo concentrico e tiene conto della situazione generale di chi lavora, delle persone giovani e delle persone in formazione.
Sfide limitate o difficilmente comprensibili
Da questi testi traspare una tensione tra due logiche, la protezione della salute da un lato e le condizioni di realizzazione della formazione professionale dall’altro.
Dall’analisi dei documenti in questione emergono definizioni della salute e della sicurezza sul lavoro abbastanza severe e restrittive. Frutto del retaggio storico, i testi sono incentrati su salute fisica e infortuni. Inizialmente, infatti, l’identificazione dei rischi per la salute ha riguardato la forza lavoro del comparto industriale, minerario ed edilizio (Probst, 2014). Pertanto, solo una parte modesta è riservata alla salute psichica o ai rischi psicosociali derivanti dall’ambiente di lavoro.
Per di più, i piani di formazione e le ordinanze seguono la logica delle «competenze» piuttosto che delle «qualifiche» (Butlen & Dolz, 2015), un approccio dominante in campo economico e formativo. Essendo maggiormente correlate alle sfide a livello di qualifiche, le conoscenze professionali, più precisamente le conoscenze in materia di salute, sono pertanto più difficili da cogliere.
Da questi testi traspare una tensione tra due logiche, la protezione della salute da un lato e le condizioni di realizzazione della formazione professionale dall’altro. Così, nella stessa ordinanza che le ha formulate[11] è contemplata la possibilità di deroga alle misure di protezione previste per le persone in formazione. L’argomentazione è che queste non devono impedire il «raggiungimento degli obiettivi di una formazione professionale di base» [12].
Le logiche che relegano le conoscenze in materia di salute
I piani di formazione si basano sull’acquisizione non solo di semplici competenze, ma anche di competenze produttive, il che concorre a relegare le sfide in materia di salute e sicurezza. Tre sono le logiche che intervengono in tal senso: la disarmonia delle competenze in materia di SSL, l’invisibilizzazione dei rischi e la naturalizzazione della gestione della salute mentale. A questo si aggiunge una logica trasversale, vale a dire la responsabilizzazione individuale nella presa in carico delle sfide in materia di SSL.
L’organizzazione dei piani di formazione genera una disarmonia delle competenze in materia di SSL. Queste confluiscono infatti in temi quali sviluppo sostenibile, cura del posto di lavoro, sicurezza alimentare, ma anche protezione della salute della clientela o della pazientela. Inoltre, la mancanza di una voce ad hoc impedisce di identificare come tali le sfide in materia di SSL.
Un altro aspetto da considerare è che determinati rischi sono invisibilizzati: le posizioni in piedi e i tagli di acconciature, ad esempio, non sono citate come tali negli allegati. O ancora, la salute mentale e i rischi psicosociali nelle professioni dei servizi o del settore care che, laddove trattati, fanno riferimento quasi unicamente alla gestione dello stress.
A questo si aggiunge il fatto che alcune conoscenze sono naturalizzate. Per quanto concerne le professioni del settore care e dei servizi, il lavoro relazionale ed emozionale (Hochschild, 1983) – fulcro dell’attività – non è presentato come afferente il know-how relazionale, ma come atteggiamento o competenza sociale e personale. In particolare, nelle formazioni femminilizzate è associato a tratti di personalità propri della sfera femminile (Molinier, 2011) come l’empatia. E pertanto non è considerato una fonte di danni specifici.
Concludiamo evidenziando un fenomeno di inversione della responsabilità che va ad aggiungersi a queste logiche di eufemizzazione. Spetta alla singola persona e non all’azienda o allo stato tutelarsi dai danni derivanti dal lavoro. A livello generale, infatti, i testi pongono l’accento sugli equipaggiamenti individuali di protezione, piuttosto che sulla sostituzione dei rischi, sulla delega dei compiti pericolosi o sugli equipaggiamenti di protezione collettiva, malgrado in alcuni settori si metta in evidenza l’organizzazione collettiva ed ergonomica del lavoro o il ricorso ai mezzi ausiliari. È compito delle persone in formazione conoscere i rischi e proteggersi da questi: non si tiene conto della loro condizione subalterna, del loro scarso margine di manovra (Duc & Lamamra, 2022) o dell’influenza del collettivo di lavoro sulle pratiche.
I quadri normativi hanno un forte influsso sulla pratica
Allo stesso modo, aspettarsi dalle persone in formazione che dicano «Stop» quando sono esposte a compiti pericolosi, come suggeriscono alcuni piani di formazione o campagne di prevenzione, vuol dire ignorare il loro status, la loro posizione subordinata e il loro scarso margine di manovra.
Il dispositivo in materia di salute e sicurezza sul lavoro delle persone in formazione è relativamente ricco. Eppure, dall’analisi di quest’ultimo emerge un paradosso: ci si richiama alle condizioni della formazione da un lato per consolidare le misure di protezione [13] e dall’altro per giustificare le eccezioni e il mancato rispetto delle medesime[14]. Questo paradosso rimanda all’ampio consenso tra parti sociali, sul quale poggia il sistema duale, e al ruolo chiave di chi opera in campo economico (Bonoli, 2022). Il quadro normativo in materia di SSL priorizza pertanto la perennità del sistema e lo stato di salute economica delle aziende, subordinando la salute sul lavoro delle persone in formazione.
L’aggancio alle competenze operative, i diversi meccanismi di eufemizzazione, ma anche il primato della responsabilizzazione individuale, ormai dominante nella salute pubblica, concorrono a offuscare le definizioni della salute sul lavoro. Ne consegue che le sfide in materia di SSL sono difficili da identificare e che il trasferimento delle conoscenze in materia di salute, prudenza e protezione – parallelamente alle conoscenze e al know-how professionali – sia ostacolato.
Allo stesso modo, aspettarsi dalle persone in formazione che dicano «Stop»[15] quando sono esposte a compiti pericolosi, come suggeriscono alcuni piani di formazione o campagne di prevenzione, vuol dire ignorare il loro status, la loro posizione subordinata e il loro scarso margine di manovra. Un’attenta analisi di questi documenti è quindi indispensabile per intervenire sulla salute e sulla sicurezza delle persone in formazione in un contesto professionale.
Questo articolo è apparso per la prima volta su Reiso, Revue d’Information Sociale, 17.04.2025.
[1] «Salute e sicurezza sul lavoro: una questione trascurata della socializzazione professionale di apprendiste e apprendisti», Scuola universitaria federale per la formazione professionale, FNS n. 10001A_200746https://www.suffp.swiss/ricerca/progetti/salute-e-sicurezza-sul-lavoro-una-questione-trascurata-della-socializzazione. [2] Art. 6 e art. 29–36 LL. [3] Art. 82 LAINF. Sono equipaggiamenti personali di protezione (dispositivi di protezione individuale, DPI) i guanti, le maschere, gli occhiali, le tute ecc. Sono equipaggiamenti di protezione collettiva (dispositivi di protezione collettiva, DPC) i dispositivi di ventilazione, i piani di aspirazione, l’insonorizzazione degli ambienti ecc. [4] Art. 328 cpv. 1 e 2 CO. [5] OLL 3, OLL 5. [6] Art. 17–19 OLL 5. [7] Ordinanza del DEFR del 12 gennaio 2022 sui lavori pericolosi per i giovani. [8] Art. 4 cpv. 1–6 OLL 5. [9] Art. 12 OFPr [10] Per «competenze operative» si intende la capacità «eseguire compiti e attività professionali di propria iniziativa e in maniera orientata ai risultati, corretta e flessibile» cfr. SEFRI (2022). [11] OLL 5. [12] Art. 4 cpv. 1 OLL 5. [13] Art. 4 cpv. 1–3 OLL 5. [14] Art. 4 cpv. 4 OLL 5. [15] Riferimento alla campagna della SUVA per un tirocinio in sicurezza, nella quale le persone in formazione sono invitate a dire STOP in caso di rischio di infortuni: https://www.suva.ch/it-ch/prevenzione/consulenza-corsi-e-proposte/tirocinio-in-sicurezza
Riferimenti bibliografici
- Butlen, M. & Dolz J. (2015). La logique des compétences : regards critiques. Le français aujourd’hui, 191(4), 3-14.
- Bonoli, L. (2022). Un climat consensuel. Formation professionnelle et milieux syndicaux en Suisse entre 1880 et 1930. In G. Bodé, S. Lembré et M. Thivend (Ed.), Une formation au travail pour tous ? La loi Astier, un projet pour le XXe siècle (pp. 325-339). Classiques Garnier.
- Duc B., & Lamamra, N. (2022). Apprentices’ Health: Between Prevention and Socialization. Safety Science, 147, [online].
- Hochschild, A. R. (1983). The managed Heart. University of California Press.
- Molinier, P. (2011). Le care à l’épreuve du travail. Vulnérabilités croisées et savoir-faire discrets. In P. Paperman & S, Laugier (Ed.), Le souci des autres, Éthique et politique du care. (Seiten 339-357). Éditions de l’École des hautes études en sciences sociales.
- Ufficio federale di statistica (2021a). Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS), 2020: infortuni sul lavoro e problemi di salute connessi all’attività lavorativa. Attualità UST, 14 Salute. Neuchâtel, UST.
- Ufficio federale di statistica (2021b). Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS).
- Probst, I. (2014). Genre et reconnaissance des maladies professionnelles. Le cas de la Suisse. Raison présente, 190(2), 69-79
- Suva. (2021, agosto). Gli apprendisti presentano un rischio di infortunio più elevato.
Citazione
Lamamra, N., Duc, B., Romanens, M., & Descloux, G. (2025). Salute delle persone in formazione: tra protezione e rischi. Transfer. Formazione professionale in ricerca e pratica 10(8).