Formazione professionale in ricerca e pratica
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Sondaggio tra gli apprendisti in Svizzera, terza parte: salute psichica nella formazione professionale di base

Come i giovani nella formazione professionale di base affrontano le difficoltà psichiche

Come vivono i giovani il passaggio alla formazione professionale di base? Questa è la domanda centrale a cui tenta di rispondere lo studio “Salute psichica degli apprendisti nella formazione professionale di base”. I suoi autori ne riassumono i principali risultati in quattro contributi, tutti pubblicati da Transfer. Il presente, terzo testo, approfondisce la questione del benessere psichico dei giovani. Emerge che il 60% degli apprendisti ha avuto problemi psichici almeno una volta durante lo svolgimento della propria formazione professionale di base. Tuttavia, per quanto allarmante possa sembrare tale cifra, la maggior parte di essi vive la formazione come un luogo in cui impara a gestire con successo le difficoltà.

«La formazione professionale nel 2040: prospettive e visioni»: conflitti tra i diversi obiettivi della politica della formazione nel livello secondario II

Ecco perché la formazione generale e quella professionale dovrebbero essere considerate congiuntamente

La quota di diplomi di formazione generale è in crescita. Questo sviluppo non riduce solo la percentuale delle formazioni professionali, ma modifica anche la composizione del gruppo di giovani persone in formazione nei due percorsi del livello secondario II, sembrando talvolta connesso a effetti indesiderati. È emerso, per esempio, che un tasso di maturità cantonale più elevato presenta una forte correlazione con la quota di giovani persone che a 25 anni non sono in possesso né di un diploma di tirocinio né di maturità. Ciononostante, i postulati politici in materia di istruzione sul rapporto tra formazione generale e professionale dovrebbero sempre tener conto anche delle specificità cantonali.

Valutazione FHNW della situazione formativa degli studenti di informatica nel programma Integra della scuola professionale gibb

Tra orgoglio e rischi di burn out

Integra consente agli studenti motivati della scuola professionale gibb (Berna) di completare l’apprendistato in informatica e la laurea triennale presso la Scuola universitaria professionale di Berna in sette anni. I contenuti didattici sono strutturati e elaborati in modo autonomo. Una valutazione (novembre 2024, Dr. Sophie Baeriswyl, Marjan Tanushaj, Delia Müller, Prof. Dr. Andreas Krause) esamina le opportunità e i punti critici emersi dall‘esperienza della classe pilota. Le dieci interviste mostrano che la maggioranza degli studenti prova orgoglio e gioia nell’ambito di Integra. Apprezzano l’auto-organizzazione e la flessibilità a scuola, nell’azienda di formazione e nell’apprendimento, nonché il sostegno ricevuto. Allo stesso tempo, diversi studenti hanno riferito di conseguenze dannose per la salute, come l’impossibilità di condurre una vita sociale, la necessità di rinviare nel tempo o a dover rinunciare ad attività ricreative rigeneranti. La valutazione conclude che il programma Integra ha creato una combinazione motivante di apprendistato e scuola universitaria professionale. Allo stesso tempo, formula proposte affinché il modello non sovraccarichi di impegni gli studenti.

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Uno studio dimostra un «effetto causale piuttosto significativo»

La formazione continua ripaga doppiamente

Qual è l’impatto della formazione continua professionale sui guadagni individuali nel mercato del lavoro (reddito e riduzione del rischio di disoccupazione) in Svizzera? Questa domanda è al centro di uno studio condotto da Stefan Denzler, Jens Ruhose e Stefan C. Wolter, basato sul microcensimento sulla formazione continua 2016 e sui dati di statistica pubblica relativi al reddito e alla disoccupazione. I risultati mostrano che la partecipazione alla formazione aumenta in media il reddito del 3,4% e riduce il rischio di disoccupazione di 2,1 punti percentuali, il che, secondo i ricercatori, rappresenta un effetto causale piuttosto significativo. Tuttavia, gli effetti variano a seconda dell’età, del livello di istruzione e della situazione reddituale. Le persone nel quartile di reddito più basso beneficiano maggiormente dell’aumento del reddito, mentre l’effetto frenante sulla disoccupazione è più pronunciato per le persone nel quartile di reddito più alto. Secondo il microcensimento 2016, il 67% della popolazione residente permanente ha partecipato a corsi di formazione continua non formale legati al lavoro, della durata media di 48 ore (mediana: 24 ore).

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Analisi valutativa della SUFFP

Possibili ripercussioni di una promozione della permeabilità orizzontale nel grado secondario II

Ogni anno circa 2200 giovani che hanno iniziato il liceo intraprendono una formazione professionale di base (10%); nelle scuole medie specializzate questa percentuale è del 35%. Questi cambiamenti di orientamento sono più frequenti nella Svizzera romanda. Nell’ambito di una sua analisi valutativa, la SUFFP (Jürg Schweri e Belinda Aeschlimann) discute una possibile «promozione della permeabilità orizzontale tra formazione generale e formazione professionale di base». Ciò include il riconoscimento standardizzato dei crediti acquisiti in precedenza o l’estensione dei programmi Way-Up, come quelli già esistenti per informatici e disegnatori o (in alcuni Cantoni) mediamatici e polimeccanici. L’analisi invita tuttavia alla cautela. L’accesso alla formazione professionale attraverso l’istruzione generale non dovrebbe portare a una gerarchizzazione dei percorsi formativi, come è avvenuto in parte in Germania e in Austria.

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Sondaggio tra gli apprendisti in Svizzera, seconda parte: come vivono gli apprendisti la propria formazione?

Molti si trovano a dover affrontare sfide, ma pochi ne vengono sopraffatti

La formazione professionale di base è un elemento centrale del sistema formativo svizzero e, per la maggior parte dei giovani, essa costituisce il primo passo nel mondo del lavoro. Come vivono tuttavia gli apprendisti la propria formazione in prima persona? È questa la domanda centrale dello studio “Salute psichica degli apprendisti nella formazione professionale di base”. I suoi autori ne riassumono i principali risultati in quattro contributi, tutti pubblicati da Transfer. Il secondo testo è dedicato alle sfide che i giovani si trovano ad affrontare durante la propria formazione professionale di base, a ciò che li rafforza e a ciò che li pone sotto stress.

Studio sulla scelta della professione

Esplorare le professioni, acquisire conoscenze, trovare sicurezza: processi dinamici nella scelta della professione dei giovani

Un recente studio evidenzia come la scelta della professione sia un processo dinamico in cui tre fattori interagiscono tra loro: in che misura i giovani esplorano il proprio ambiente, quante conoscenze hanno riguardo alla disponibilità di posti di formazione e quanto si sentono sicuri nella propria scelta. Lo studio dimostra altresì che forzare una decisione troppo presto può essere controproducente. Al contrario, sarebbe meglio offrire ai giovani maggiori opportunità di esplorare le diverse professioni. La scelta della professione funziona infatti meglio quando essi hanno almeno una vaga idea della professione desiderata e cercano informazioni mirate a riguardo.

Nuovo libro edito da hep Verlag

Lavorare dietro le quinte nella formazione professionale svizzera

Per trent’anni hanno esercitato un’influenza significativa sullo sviluppo della formazione professionale in Svizzera: Christine Davatz (Unione svizzera delle arti e mestieri) e Bruno Weber-Gobet (Travail.Suisse). Queste due personalità sono al centro di una pubblicazione che realizza due obiettivi: ricostruisce le tappe più importanti dello sviluppo della formazione professionale nel recente passato e rende visibile il lavoro dietro le quinte che si svolge della nella formazione professionale svizzera. Nel presente testo, l’autore del libro, Lorenzo Bonoli, si concentra sul secondo aspetto e spiega l’importanza del ruolo rivestito da lobbisti come Davatz e Weber-Gobet.

Un'analisi empirica di Rolf Becker (Università di Berna)

Il prestigio sociale dei titoli di studio nella popolazione

Un’indagine condotta nel 2019 nei Cantoni della Svizzera tedesca mostra che la formazione professionale gode di maggiore prestigio rispetto alla formazione di cultura generale; dopo la formazione professionale superiore, i titoli universitari godono della massima stima. Questi sono i risultati di un’indagine demoscopica condotta da Rolf Becker (Università di Berna) nella primavera del 2019 tra gli adulti della Svizzera tedesca. Colpisce il fatto che gli intervistati più giovani valutino maggiormente i titoli universitari, mentre gli anziani apprezzino maggiormaente la formazione e professionale. Inoltre, il prestigio dei titoli di studio è correlato all’estrazione sociale, al livello di istruzione, al genere e alla concezione della formazione.

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Studio FSEA «Biografie di vita»

Perché molti adulti non frequentano corsi di formazione continua 

In Svizzera circa il 30% degli adulti possiede competenze di base limitate, eppure solo pochi di loro frequentano corsi di formazione continua adeguati. Lo studio «Biografie di vita» della FSEA mostra che, dal punto di vista delle persone interessate, ci sono buone ragioni per questo. Una vita quotidiana che funziona bene fa sembrare superfluo l’apprendimento. Precedenti esperienze negative nel campo dell’istruzione rendono scettici e le attribuzioni stigmatizzanti indeboliscono la fiducia nelle proprie capacità di apprendimento. Spesso anche situazioni di vita difficili aggravano la situazione. Allo stesso tempo, però, le persone interessate percepiscono l’importanza delle competenze di base e nutrono un interesse fondamentale per l’ulteriore sviluppo. Secondo lo studio, ciò significa che per la creazione di offerte è necessaria una varietà di proposte che soddisfino le diverse esigenze e in cui gli adulti possano riconoscere un’utilità pratica nella vita quotidiana.

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Studio dell'ETH di Zurigo

Quanto investono le organizzazioni del mondo del lavoro nella formazione professionale?

In che misura le organizzazioni del mondo del lavoro (OmL) contribuiscono alla gestione sistemica della formazione professionale? Questa domanda è stata al centro di uno studio condotto dall’ETH di Zurigo (Filippo Pusterla, Thomas Bolli e Ursula Renold). Il punto di partenza dell’indagine sono i fondi per la formazione professionale (aBBF), ai quali tutte le aziende di un settore devono versare un contributo se l’OdA competente ne ha richiesto il riconoscimento di obbligatorietà generale al Consiglio federale. I loro proventi, pari a circa 40 milioni di franchi (2017), sono stati spesi per il 74% per la formazione professionale di base, per il 22% per la formazione professionale superiore e per il 4% per la formazione continua. Da una proiezione per tutte le professioni si conclude che le OML spendono circa 230 franchi all’anno per ogni azienda svizzera per la gestione sistemica della formazione professionale.

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"Formazione professionale 2040 – prospettive e visioni": la formazione professionale non deve diventare una seconda scelta!

Rimanere forti in un mondo in cambiamento

La formazione professionale di base deve affrontare in modo più attivo le proprie sfide. Abbandoni, problemi di immagine e giovani in difficoltà sono tre ambiti problematici che richiedono reazioni coraggiose. Tra queste rientrano un miglior rapporto con gli apprendisti, l’integrazione delle lingue straniere in tutte le formazioni, setting di apprendimento più innovativi e campagne di immagine. Tutti i partner istituzionali sono chiamati a impegnarsi.

Le riforme “Vendita 2022+” e “Impiegate/i di commercio 2023” presso il Centro di formazione professionale commerciale di Zugo (KBZ)   

Una scuola professionale si mette sotto esame

Le riforme della formazione professionale “Vendita 2022+” e “Impiegate/i di commercio 2023” richiedono un cambiamento di paradigma che va dalle materie scolastiche tradizionali fino ai campi di competenze operative interdisciplinari. Il Centro di formazione professionale commerciale di Zugo ha sviluppato una strategia di attuazione basata sulla leadership condivisa e sullo sviluppo scolastico partecipativo. In collaborazione con l’Alta scuola pedagogica di Zurigo è stato implementato un approccio di valutazione partecipativa che collega l’expertise esterna con lo sviluppo della qualità interna. I primi risultati di sondaggi longitudinali condotti con apprendisti e docenti dopo il primo anno di formazione mostrano risultati prevalentemente positivi, in particolare per quanto riguarda il team teaching e l’apprendimento auto-organizzato. Esiste un potenziale di sviluppo nella cooperazione tra i luoghi di formazione e nella progettazione partecipativa dell’insegnamento. I risultati della valutazione vengono sistematicamente rielaborati dai gruppi di lavoro e tradotti in misure concrete per lo sviluppo della qualità. Questo approccio, di tipo evidence based, illustra il successo del collegamento tra la supervisione scientifica e l’attuazione di riforme orientate alla pratica nella formazione professionale.

Formazione pratica sostenuta dall'AI presso l'Allgemeine Gewerbeschule di Basilea

Forme di insegnamento integrative nell’ambito della formazione professionale – un’opportunità per lo sviluppo della cultura scolastica

Dall’estate 2023, gli allievi della formazione pratica (PrA) nel Cantone di Basilea Città – unico in Svizzera – vengono istruiti nelle scuole professionali pubbliche. Le scuole sono quindi diventate fornitori di servizi per l’Assicurazione Invalidità. In un articolo per la Schweizerische Zeitschrift für Heilpädagogik (open access), Dominique Mouttet (direttrice) e Tanja Rüdisühli (responsabile PrA & FiB) descrivono le condizioni del successo del modello utilizzando come esempio la Scuola professionale generale di Basilea. Gli insegnanti sono fondamentali: Devono essere pronti a impegnarsi nelle lezioni con gli studenti PrA: “Ci vuole coraggio per concentrarsi un po’ meno sulla materia e ancora di più sulla relazione al centro della lezione”. Insegnare agli studenti PrA richiede e promuove lo sviluppo della cultura scolastica – da parte degli studenti, degli insegnanti e del personale amministrativo. Uno dei vantaggi: La permeabilità al biennio CFP è rafforzata dal fatto che i discenti sono accompagnati da insegnanti che conoscono anche i requisiti di un programma di formazione CFP.

Zeitschrift für Heilpädagogik, Bd. 31 Nr. 05 (2025): Die Schule von morgen (in tedesco)

Tra l'esigenza di professionalizzazione pedagogica e la necessità di vicinanza al campo professionale

Il ruolo dei formatori nei corsi interaziendali

La qualificazione dei docenti nei corsi interaziendali (üK) è oggetto di uno studio condotto da Markus Maurer e Karin Hauser (in Beiträge zur Lehrerinnen- und Lehrerbildung, 43 (1), 2025). Lo studio mostra che in passato i requisiti di qualificazione sono aumentati, motivo per cui i corsi di formazione sono «probabilmente troppo brevi», soprattutto per quanto riguarda le ore di presenza richieste. Gli istituti di formazione, comprese le scuole universitarie pedagogiche, sarebbero quindi costretti a concentrarsi in modo pragmatico sulla trasmissione di competenze pedagogico-didattiche orientate alla pratica. I formatori professionali che lavorano con un carico di lavoro maggiore (rispetto a quelli con un carico di lavoro minimo) hanno migliori presupposti per collegare teoria e pratica, soprattutto perché conoscono meglio la formazione di base nel suo complesso. Da quelli con un carico di lavoro minimo ci si aspetta invece che garantiscano un forte collegamento tra le lezioni di tirocinio e il rispettivo settore professionale.

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Valutazione della procedura di qualificazione nell’insegnamento della cultura generale (ICG)

Gli esami ICG oggi non riescono a mettere sufficientemente in luce le competenze delle persone in formazione

Gli esami relativi all’insegnamento della cultura generale dovrebbero essere orientati alle competenze. Ciò significa, tra le altre cose, fare uso di conoscenze concettuali e operative in situazioni specifiche per risolvere complessi compiti di trasferimento. In effetti, gli esami ICG oggi presentano un livello fin troppo basso di orientamento alle competenze e i campi di apprendimento relativi a società, lingua e comunicazione vengono testati quasi sempre separatamente anziché congiuntamente. Questo è quanto emerge dalla presente valutazione della procedura di qualificazione. Le condizioni quadro formali per il lavoro di approfondimento, anch’essa parte della procedura di qualificazione, risultano inoltre piuttosto eterogenee. L’esame finale, per come viene svolto in molti casi, sembra essere di maggiore utilità per il personale dirigente e docente che per la determinazione delle competenze delle persone in formazione.

Sondaggio tra gli apprendisti in Svizzera, prima parte: una panoramica dei principali risultati

Salute psichica nella formazione professionale di base

Come stanno psicologicamente i giovani nella formazione professionale di base? Questa domanda è stata al centro di uno studio condotto da WorkMed, pubblicato nel giugno di quest’anno. A renderlo particolarmente interessante sono due fattori: da un lato il gran numero di giovani che hanno partecipato al sondaggio e ai successivi focus group; dall’altro l’ampiezza e la profondità delle domande: la compilazione dei questionari ha richiesto una buona mezz’ora. Gli autori dello studio hanno riassunto i risultati più importanti in quattro contributi, che Transfer pubblicherà nelle prossime settimane. Il primo testo, qui presentato, fornisce una panoramica delle conclusioni più importanti.

Uno studio di Büro Bass per il Cantone di Zurigo formula proposte di miglioramento

Diploma professionale per adulti: la metà segue il percorso di apprendistato classico

Tra il 2021 e il 2023, 1199 persone di età superiore ai 25 anni hanno conseguito un diploma di apprendistato nel Cantone di Zurigo; questa cifra comprende i primi e i secondi diplomi. Uno studio di Büro Bass mostra che la metà di loro ha seguito un apprendistato classico, circa un quarto ha seguito un apprendistato abbreviato, il 16% è passato direttamente alla procedura di qualificazione e l’11% ha fatto convalidare le proprie competenze. Queste cifre variano notevolmente a seconda delle fasce d’età. Lo studio formula una serie di proposte di miglioramento nei seguenti quattro ambiti: rafforzamento della consulenza e dell’accompagnamento; armonizzazione del finanziamento; promozione di offerte adeguate agli adulti; miglioramento del coordinamento. Con il progetto Fase, il Cantone intende ora aumentare le possibilità di ottenere un diploma professionale; la consultazione si concluderà nei prossimi giorni.

Sintesi dello studio (in tedesco)

Ricerca complementare di Daniel Fleischmann (in tedesco)

Studio congiunto delle Università di Berna e San Gallo

Quali sono i requisitile caratteristiche professionali importanti per ragazzi e ragazze?

Perché ragazze e ragazzi scelgono professioni diverse? Uno studio delle Università di Berna (Benita Combet) e San Gallo (Scherwin M. Bajka, Patrick Emmenegger e Sabine Seufert) mostra che il salario e la possibilità di lavorare a tempo parziale hanno un ruolo simile per entrambi i sessi, così come la dimensione relazionale della professione. Esistono invece differenze nell’affinità con la tecnologia: le professioni che richiedono un uso intensivo del computer attraggono i ragazzi, ma tendono a scoraggiare le ragazze. Secondo la coautrice Benita Combet, questa distanza delle ragazze dalla tecnologia non è determinata da fattori biologici, ma è influenzata dagli stereotipi sociali. Per ridurre la disuguaglianza in un mondo del lavoro digitalizzato, è necessario liberare l’immagine che le donne hanno di sé dai pregiudizi. I ricercatori hanno presentato descrizioni di professioni fittizie a oltre 2000 giovani dell’ottava classe poco prima della scelta dell’apprendistato.

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"Formazione professionale 2040 – prospettive e visioni": il ruolo dei Cantoni

Come i Cantoni possono ulteriormente migliorare la formazione professionale

I Cantoni hanno il compito di amministrare la formazione professionale e di mantenerne alta la qualità. Tuttavia, ben oltre a ciò, essi sono anche protagonisti attivi della sua strutturazione – e questo è un ruolo che dovrebbero svolgere ancora più intensamente di quanto hanno fatto finora. Il percorso da seguire non passa solo attraverso ambiziosi documenti strategici, ma anche attraverso un’attuazione orientata ai risultati e una cooperazione pragmatica tra i Cantoni. Ciò include anche la valutazione sistematica delle innovazioni. Riguardo a importanti temi formativi – da ultimo nel progetto Cultura generale 2030 – si evidenzia di fatto un completo vuoto di analisi empirica. Un approccio promettente è l’idea di un sistema di monitoraggio come quello previsto dalla CSFP per l’insegnamento di cultura generale.

Studio condotto da BSS su incarico di edu-suisse

Resa degli investimenti formativi nelle scuole specializzate superiori

Il ritorno degli investimenti formativi di un corso di studi presso una scuola specializzata superiore nei settori dell’economia e della tecnica é superiore a quello di un corso di studi presso una scuola universitaria professionale. Ciò vale per la resa degli investimenti formativi sul piano personale (23% e 18%), fiscale e sociale. Le differenze derivano dal fatto che gli studenti delle scuole professionali superiori ottengono un reddito più elevato parallelamente agli studi e, grazie alla durata più breve degli studi, entrano più rapidamente nel mercato del lavoro. Gli studenti delle scuole universitarie professionali ottengono salari medi più elevati nella loro vita professionale, ma questi vantaggi salariali sono troppo esigui per compensare gli svantaggi iniziali. Nel settore sanitario si registrano rese dell’istruzione nettamente inferiori. Infine, i modelli di calcolo mostrano che il rendimento fiscale di un corso di studi SUP sarebbe superiore a quello di un corso di studi UST, anche se lo Stato coprisse interamente le tasse universitarie finora pagate privatamente dagli studenti SUP. Nel settore sanitario, le tasse universitarie da pagare privatamente per i corsi di studio SUP e UST sono già oggi più o meno allo stesso livello.

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Un libro sul processo di consulenza di orientamento

Le 5 A della consulenza di orientamento: una guida pratica

Il “modello delle 5A” propone una sintesi di alcuni studi recenti al fine di presentare un quadro integrato e coerente del processo di consulenza di orientamento. La presentazione dettagliata delle fasi e delle tappe di questo modello consente di chiarire le problematiche e le competenze connesse a questa pratica. Essa invita inoltre a rimettere in discussione alcuni presupposti considerati intoccabili, quali la valutazione delle competenze, l’idea di sviluppare progetti di carriera a lungo termine, la convinzione della superiorità della “scienza” rispetto alla pratica, così come la rilevanza della ricerca come principale punto di riferimento di questo processo.