L’agenzia nazionale Movetia promuove e sostiene gli scambi e la mobilità nella formazione generale e continua, nonché nel campo dell’animazione giovanile extrascolastica in Svizzera, in Europa e nel mondo. Movetia, con il supporto della Confederazione e dei Cantoni, offre numerosi programmi di sovvenzione per i soggiorni formativi – per allievi e allieve, giovani in formazione, studenti e studentesse, insegnanti, animatori e animatrici giovanili, ma anche per formatori e formatrici.
Ormai è noto: il sistema di formazione professionale, così come è nella tradizione di Paesi come la Svizzera o la Germania, non può essere “esportato”; molti progetti si sono infatti dimostrati poco sostenibili. Ciò che è possibile, tuttavia, è il trasferimento di elementi della formazione professionale duale. Il prof. em. Dieter Euler lavora da anni su come ciò possa avvenire – e in questo articolo analizza percorsi e temi dei possibili trasferimenti, inquadrando la questione non come l’esportazione di un sistema, ma come un trasferimento graduale di conoscenze.
Le aspirazioni professionali dei giovani, tra la scuola e il mercato del lavoro, si sviluppano costantemente verso l’alto – sia che essi frequentino una formazione professionale di base sia che frequentino un liceo. Ciò indica che il sistema formativo e il mercato del lavoro svizzeri sono costantemente in grado di offrire a tutti prospettive interessanti. Tuttavia, il livello di queste aspirazioni è fortemente legato al percorso scolastico, al background sociale e al genere. Ciò è dimostrato dall’analisi dei dati dello studio panel DAB, che documenta le traiettorie formative e occupazionali di scolare e scolari a partire dalle scuole medie.
Nei cantoni di Ginevra e di Basilea Città, il numero di lavoratori provenienti dai Paesi confinanti è particolarmente elevato. La presenza di queste persone consente da un lato di gestire bene il fabbisogno congiunturale di manodopera; dall’altro, l’afflusso di personale non-locale compromette tuttavia la formazione di giovani professionisti locali. La misura di tale fenomeno è oggetto della presente dissertazione.
I giovani uomini nelle regioni con norme di genere tradizionali più forti (che possono essere determinate dai risultati delle votazioni) hanno maggiori probabilità di candidarsi a professioni tipicamente maschili e minori probabilità di candidarsi a professioni tipicamente femminili. Questa correlazione non esiste per le giovani donne. Lo dimostrano i risultati di uno studio della Swiss […]
Il legislatore svizzero stabilisce che gli svantaggi delle persone disabili devono essere prevenuti – in maniera esplicita anche nel campo della formazione. Tuttavia, riguardo all’attuazione dell’inclusione ci troviamo ancora agli inizi. In due progetti cofinanziati dalla SEFRI, Travail.Suisse Formation contribuisce a migliorare l’accesso alla formazione continua delle persone con disabilità.
La promozione di competenze trasversali, l’apprendimento autodeterminato e l’impiego di mezzi di apprendimento digitali sono elementi importanti della riforma in corso della formazione professionale di base nel commercio al dettaglio. Una grande azienda ha già implementato questi elementi per una nuova cultura dell’apprendimento. In questo modo, contribuisce all’avanzamento sociale delle persone in formazione, come lo dimostra un progetto di ricerca della SUFFP e dell’Università di Friburgo. Non da ultimo, aumenta il prestigio della professione.
La creatività, insieme ad altre competenze, è una delle abilità più importanti di cui gli apprendisti hanno bisogno per avere successo nel mondo del lavoro di domani. Data la vicinanza al mondo del lavoro, l’implementazione di queste future competenze nella formazione professionale (FP) è particolarmente importante. Tuttavia, la promozione della creatività non ha ancora avuto […]
L’offerta di formazione continua in Svizzera è molto variegata, ma anche particolarmente complessa. Se nemmeno i consulenti professionali, di formazione e di carriera, ne possiedono una visione d’insieme, come possono orientarsi i responsabili delle PMI? Oltre a ciò, spesso mancano il tempo o le risorse umane sufficienti a gestire l’attività lavorativa quotidiana se una parte del personale si allontana per seguire un corso. Nell’ambito del progetto finanziato dalla SEFRI “Coaching formazione continua per le PMI – Analisi del fabbisogno e prototipazione di strumenti settoriali per lo sviluppo del personale”, un team di progetto della ZHAW e di emplution, insieme alle associazioni professionali JardinSuisse e Fiduciari|Suisse, ha analizzato le attuali sfide che i responsabili delle PMI devono affrontare a questo riguardo. Sulla base dei risultati ottenuti sono state sviluppate corrispondenti proposte, successivamente testate per verificarne l’accettazione da parte dei responsabili delle PMI.
Corona ha stravolto l’insegnamento nelle scuole superiori da un giorno all’altro. Un nuovo rapporto “Tendenze in primo piano” dell’OBS SUFFP mostra quanto siano duraturi i cambiamenti apportati a livello dell’insegnamento e dell’organizzazione scolastica. In sintesi, si possono individuare tre strategie per affrontare la trasformazione digitale: innovazioni nell’impostazione dell’insegnamento, innovazioni strutturali dei formati didattici e stagnazione, […]
Nonostante il ruolo centrale che svolgono nel sistema di formazione professionale duale, le persone formatrici di apprendiste e apprendisti in azienda sono state oggetto di rari studi. Mettendo in luce la diversità del rapporto che esse intrattengono con il loro ruolo, una recente tesi di dottorato si propone di colmare questa lacuna (Besozzi, 2022). In questo lavoro viene proposta una tipologia basata su due assi di analisi: la soddisfazione per la funzione formativa (bassa o alta) e la rappresentazione delle apprendiste e degli apprendisti (allieve/i o lavoratori/trici). Emergono quattro profili ideal-tipici di formatori: gli “imprenditori di sé stessi”, i “garanti del mestiere”, i “riconvertiti” e i “rassegnati”. Questa tipologia fornisce una comprensione dettagliata delle finalità che le persone formatrici attribuiscono alla formazione dei giovani e delle giovani nonché delle scelte effettuate in termini di supporto pedagogico. La tipologia indicata permette anche di essere utilizzata per formulare raccomandazioni alle istituzioni coinvolte nella formazione iniziale duale.
Francisco Wilhelm, Andreas Hirschi & Dawa Schläpfer
Francisco Wilhelm, Andreas Hirschi & Dawa Schläpfer
L’autogestione della propria carriera è diventata oggi più impegnativa a causa della natura altamente dinamica del mercato del lavoro – e non dovrebbe essere tematizzata solamente in momenti di crisi. Con il concetto di autogestione della carriera, la ricerca ha creato un termine che indica l’insieme delle attività con cui gli individui svolgono e controllano le azioni legate allo sviluppo della propria carriera. Questo articolo illustra sette comportamenti chiave di sviluppo e impiego delle proprie risorse sociali, motivazionali e di conoscenza.
Quali sono i fattori decisivi per attrarre, sviluppare e trattenere a lungo termine i talenti delle professioni tra i 18 e i 27 anni in Svizzera? A tal proposito, SwissSkills ha sviluppato lo studio rappresentativo «Le aspettative della Gen Z nei confronti del mondo del lavoro» per indagare le esigenze e le motivazioni dei migliori […]
Nonostante il loro potenziale per risolvere il problema della carenza di personale qualificato, le scuole specializzate nel settore professionale della sanità, a differenza della formazione professionale di base per operatrice sociosanitaria / operatore sociosanitario, sono scarsamente promosse a livello politico se non perfino osteggiate nella Svizzera tedesca. Il profilo di tali scuole e quello della formazione professionale di base sono fra loro in ogni caso diversi. Questo contributo lo dimostra sulla base di quattro casi di studio cantonali.
Un ambiente di lavoro collegiale e le opportunità di avanzamento di carriera sono i fattori più importanti per i giovani adulti quando scelgono un nuovo lavoro. Le donne attribuiscono grande importanza alle prospettive di carriera del nuovo lavoro, ma in misura minore rispetto agli uomini della stessa età; esse sono inoltre meno disposte a dare […]
Quattro persone su cinque intraprendono uno studio di livello terziario nei 54 mesi successivi al conseguimento di una maturità professionale (MP). La MP offre dunque un importante contributo al principio di permeabilità del sistema formativo svizzero. Il presente studio indaga le motivazioni che si trovano dietro alle decisioni formative dei giovani in possesso di una MP a indirizzo commerciale. Per quanto esse appaiano fra loro particolarmente diverse, l’autore individua quattro tipologie caratteristiche, due delle quali divergono dal settore professionale in cui è stata conseguita la maturità. Un ruolo importante è svolto a riguardo anche dal rapporto con i propri formatori.
Oltre alla formazione tecnica di livello universitario (Politecnico di Zurigo e Scuola Politecnica di Losanna), la formazione professionale è l’unico settore del sistema formativo svizzero a godere di riconoscimento giuridico a livello federale. Questo articolo riassume i risultati di una dissertazione sulla legittimazione del principio di responsabilità condivisa (partenariato) e della corrispondente competenza legislativa della Confederazione in merito alla formazione professionale. Questo principio, infatti, non è sempre evidente come appare. Negli anni Novanta, nel contesto della nuova impostazione della perequazione finanziaria, si è cercato di restituire ai Cantoni la competenza legislativa in materia di formazione professionale. Perché hanno fallito?
Nella formazione continua universitaria, così come nella formazione professionale, assistiamo sempre più ad una spinta verso pratiche più sostenibili. Il tema è infatti di grande attualità, sia nel dibattito politico, sia nella letteratura scientifica. Le istituzioni scolastiche di tutti i livelli sono considerate attrici chiave per promuovere il cambiamento di mentalità che deve accompagnare la diffusione di una cultura della sostenibilità. Nel 2022, in occasione della pubblicazione del suo primo rapporto di sostenibilità, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) ha lanciato uno studio pilota per investigare lo stato dell’arte dei contenuti e delle pratiche relative alla sostenibilità nella formazione continua. Lo studio, oltre a fornire una fotografia della situazione attuale, aveva anche uno scopo formativo: intendeva infatti incoraggiare i responsabili e le responsabili dei programmi di formazione continua a promuovere ulteriormente una cultura della sostenibilità attraverso il contenuto e la progettazione di un corso. Infatti, i professionisti e le professioniste che seguono la formazione continua, grazie al loro legame con organizzazioni e aziende del territorio, favoriscono la diffusione di una cultura della sostenibilità innescando un effetto a cascata nell’intera società.
Le persone prive di un titolo formale possono utilizzare la validazione degli apprendimenti acquisiti per rendere visibili e per far riconoscere le proprie competenze professionali. Un’analisi economica di questo strumento mostra che, da un punto di vista individuale, non sono tanto gli stimoli di carattere economico a motivare le persone a procedere alla validazione delle proprie competenze, in quanto non si osservano aumenti retributivi significativi successivamente al completamento della procedura. Piuttosto, ciò ha una funzione segnaletica sul mercato del lavoro, che può svolgere un ruolo importante se si vuole cambiare posto di lavoro o ridurre il rischio di disoccupazione. Un titolo di livello secondario II reca con sé diverse opportunità di realizzazione: maggiore mobilità sul mercato del lavoro, possibilità di ottenere ulteriori qualifiche e riconoscimento sociale e professionale.
I bambini provenienti da famiglie con un background migratorio sono spesso caratterizzati da elevate aspirazioni educative; questo è stato recentemente dimostrato nell’articolo “Kinder aus schlechter gestellten Familien: Trotz allem erfolgreich” pubblicato su Transfer. David Glauser e Rolf Becker hanno ora rivolto la loro attenzione alle differenze di genere negli effetti di scelta etnica. Essi concludono […]
La formazione professionale duale in Svizzera vanta una storia secolare. La sua genesi è segnata dal rapporto tra iniziativa privata e controllo statale. Il partenariato pubblico-privato – si potrebbe pensare che questo sia il DNA della formazione professionale. Ma non è necessariamente così, come dimostra un caso di studio sui recenti sviluppi in Bangladesh. Tre […]
Stefanie Findeisen, Lukas Ramseier & Markus P. Neuenschwander
Stefanie Findeisen, Lukas Ramseier & Markus P. Neuenschwander
La discontinuità dei percorsi formativi non è un fenomeno raro nella formazione professionale, come dimostrano gli alti tassi di scioglimento prematuro dei contratti di tirocinio. Sebbene tale fenomeno possa essere problematico per alcuni giovani, esso rappresenta un mezzo per correggere la scelta della professione o dell’azienda formatrice – a patto che non provochi il completo abbandono della propria formazione. Uno studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale FHNW sottolinea come lo scioglimento prematuro dei contratti di tirocinio sia essenzialmente una correzione delle scelte formative: la stragrande maggioranza dei giovani continua infatti a formarsi in un’altra professione o in un’altra azienda. I risultati mostrano anche che le due forme di scioglimento dei contratti, vale a dire il cambiamento di professione e il cambiamento di azienda, sono ampiamente prevedibili tramite indicatori predittivi. Tuttavia, i cambiamenti di professione appaiono avere luogo per lo più per iniziativa dei giovani tirocinanti; quelli di azienda più per iniziativa delle aziende stesse.
Il 3 febbraio scorso, la Scuola universitaria per la formazione professionale (SUFFP) ha accolto a Zollikofen una cinquantina di ricercatori e operatori del settore della formazione professionale per discutere del ruolo della critica nello sviluppo del sistema svizzero di formazione professionale. Distinguendosi da conferenze accademiche o incontri ufficiali, questo workshop ha offerto l’opportunità di discutere apertamente di questioni che spesso faticano a emergere nel dibattito pubblico, come il rapporto tra la formazione professionale e la critica scientifica e i “punti di forza” e le “debolezze” del sistema svizzero.
Il successo della cooperazione tra i luoghi di formazione è considerato un requisito fondamentale per una formazione di alta qualità – e la trasformazione digitale si sta facendo sentire anche in questo ambito. Nel contesto del progetto finanziato dalla SEFRI “Futuri modelli di cooperazione tra i luoghi di formazione”, l’Istituto per il management e per le tecnologie della formazione (Institut für Bildungsmanagement und Bildungstechnologien IBB) dell’Università di San Gallo ha analizzato il potenziale della digitalizzazione per la cooperazione tra i luoghi di formazione – in particolare in merito a data analytics e intelligenza artificiale (IA). Nella fase finale della ricerca sono state sviluppate raccomandazioni per la creazione di un ecosistema della formazione professionale e per lo sviluppo di futuri modelli di cooperazione tra i luoghi di formazione basati sull’IA.
Christine Anna Hämmerli, Patrizia Salzmann, Jörg Neumann, Carmen Baumeler & Sonja Engelage
Christine Anna Hämmerli, Patrizia Salzmann, Jörg Neumann, Carmen Baumeler & Sonja Engelage
Sebbene la convalida delle prestazioni di formazione sia un obiettivo in materia di politica della formazione in Svizzera, le pratiche di convalida sono poco trasparenti in particolare a livello terziario. Questo studio su scala nazionale ha esaminato in che modo la convalida delle prestazioni è messa in atto e motivata nelle scuole specializzate superiori (SSS), focalizzandosi in particolare sulla convalida della formazione continua e della formazione informale, più difficili da convalidare rispetto alla formazione formale. In collaborazione con stakeholder dalla pratica sono state sviluppate raccomandazioni per la promozione della convalida delle prestazioni di formazione.
Student Driven Studies (SDS) – gli studenti e le studentesse di questa nuova struttura di studio presso la SUFFP non assistono a lezioni nel senso tradizionale del termine, né frequentano moduli predefiniti. Future specialiste e futuri specialisti nel campo dell’apprendimento impostano i propri contenuti didattici e lo svolgimento della loro formazione come fossero «insegnanti», lavorando su progetti personali. In questo modo sperimentano cosa possono raggiungere con l’apprendimento autonomo e autogestito. Negli SDS, l’orientamento alla competenza e allo sviluppo è vissuto coerentemente. Viene inoltre attribuita grande importanza all’apprendimento cooperativo.
I media digitali possiedono un grande potenziale per l’integrazione delle persone con disabilità nella formazione professionale. Come dimostra uno studio della Scuola di lavoro sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale (FHNW), questo potenziale è tuttavia in gran parte non sfruttato. Ciò conferma l’impressione che, a nove anni dalla sua ratifica, l’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità lasci ancora a desiderare. Il presente documento identifica le principali sfide alla partecipazione digitale delle persone con disabilità nella formazione professionale – quali in particolare la mancanza di consapevolezza sulla loro inclusione, le barriere digitali e la mancanza di strutture organizzative nelle organizzazioni educative.
È noto come i cantoni francofoni incontrino diverse difficoltà in materia di formazione professionale. A Ginevra, soltanto il 21% dei giovani segue una formazione professionale di base duale, accedendovi in media a circa 20 anni. Il presente articolo analizza le ragioni di questo fenomeno e illustra una serie di misure introdotte dal Cantone per contrastarlo. In 18 programmi di formazione professionale, per esempio, è stato istituito un anno di base; il Cantone incentiva inoltre le aziende ad aderire al sistema della formazione professionale favorendole nell’assegnazione di determinati appalti pubblici.
Commenti critici sulla formazione professionale in Svizzera sono relativamente rari. Fanno eccezione gli articoli di Dieter Euler, appena pubblicati in forma di libro. Nei suoi interventi, il Prof. Euler sottolinea l’alta qualità della formazione professionale svizzera ma richiama l’attenzione anche sui suoi aspetti negativi. A suo avviso, la forza della formazione professionale elvetica si basa su una rigida selezione degli studenti nell’accesso al liceo. Per quanto possa avere senso dal punto di vista dell’economia, ciò va tuttavia a scapito delle pari opportunità.
L’attuale Legge sulla formazione professionale, entrata in vigore quasi vent’anni fa, ha dato il via a un gran numero di innovazioni a cui, nell’ambito dei Piani di formazione e delle Ordinanze, si è mirato applicando una strategia pragmatica per tentativi ed errori. Per quanto queste innovazioni fossero ampie, è sorprendente che finora non si siano effettuate articolate valutazioni teoriche ed empiriche dello sviluppo e dell’implementazione di Ordinanze e Piani di formazione e dei risultati ottenuti. Così, senza che si svolgesse un dibattito critico, si è potuto imporre il modello cosiddetto per competenze operative quale paradigma strutturante delle disposizioni adottate. Fra le conseguenze di questo orientamento emergono la marginalizzazione di un sapere strutturato sotto forma delle materie tradizionali, il predominio di una didattica impostata radicalmente per obiettivi di apprendimento e, in generale, l’imporsi di una logica economica e di controllo nella formazione professionale svizzera. Per il futuro della formazione professionale servono un bilancio critico e un dibattito costruttivo.
Le scuole sono luoghi in cui gli allievi devono sentirsi a proprio agio. Contrariamente a un diffuso malinteso, ciò non è affatto in contraddizione con elementi quali la disponibilità allo sforzo, le prestazioni o il rispetto. Recentemente si è diffuso il concetto di “educazione positiva”, con cui questo tema assume contorni più netti – in riferimento sia agli studenti sia agli insegnanti. Una nuova pubblicazione dell’editore hep Verlag indica un modello in quattro fasi per l’attuazione concreta dell’educazione positiva nelle scuole e nell’insegnamento. In questo articolo, l’autore Christoph Städeli ne delinea gli elementi più importanti e li collega a varie idee e modelli su come potranno essere strutturati in futuro sia l’insegnamento sia in generale la scuola.
La Società svizzera per la ricerca applicata in materia die formazione professionale (SRFP) pubblica la rivista online Transfer dal 2016, all’epoca solo in tedesco. Grazie al sostegno della SEFRI, è stato in seguito possibile offrire anche articoli in francese. E ora, finalmente, anche in italiano. Transfer pubblica i più importanti risultati della ricerca sulla formazione […]
Claudia Hug, Stephanie Hess, Lars Balzer & Véronique Eicher
Claudia Hug, Stephanie Hess, Lars Balzer & Véronique Eicher
n47e8 è un concetto pedagogico elaborato dal Centro di formazione Limmattal (Bildungszentrum Limmattal) che combina in modo significativo l’orientamento alla competenza operativa, l’individualizzazione e l’esperienza di autoefficacia in spazi di apprendimento digitali e fisici. Esso è implementato per mezzo di un Learning Management Systems (LMS) in cui gli apprendisti lavorano, secondo i propri ritmi, in situazioni di apprendimento concrete in classi di cultura generale e di materie professionali sulla base di “missioni”. Le missioni consistono in strumenti e informazioni per lo sviluppo delle competenze nonché in campi di pratica individuali orientati all’azione e in opportunità di consolidamento in cui le competenze vengono applicate in situazioni concrete e in cui sono possibili primi passi di trasferimento. Il progetto è stato valutato dal Servizio di valutazione della SUFFP dal 2019 al 2022.
Regula Julia Leemann, Sandra Hafner & Raffaella Simona Esposito
Regula Julia Leemann, Sandra Hafner & Raffaella Simona Esposito
La formazione professionale sta perdendo terreno: così Stefan C. Wolter ha commentato il Rapporto sul sistema educativo 2023, elaborato sotto la sua guida, in cui la scuola media specializzata viene identificata come responsabile del fenomeno. Tre ricercatori dell’Alta scuola pedagogica della Svizzera nord-occidentale (Pädagogische Hochschule Nordwestschweiz) contestano questa interpretazione. La descrizione di tale scuola fornita da Wolter è a loro avviso incompleta e fuorviante. Oltre a ciò, essa ignora il contributo apportato dalla scuola media specializzata alla mancanza di personale qualificato. Non per ultimo, la richiesta di Wolter di una contingentazione delle offerte educative non è compatibile con l’ordinamento sociale liberal-democratico della Svizzera.
Le scuole private, ampiamente ignorate dal mondo accademico e da quello politico, offrono una formazione professionale (sia formazione di base sia maturità) dietro pagamento di una retta. A differenza dei licei, delle scuole medie specializzate e del mercato dell’apprendistato, esse non prevedono procedure di selezione dei candidati o restrizioni di ammissione. Sulla base dei dati LABB (Analisi longitudinali nell’ambito della formazione) dell’Ufficio federale di statistica, il presente articolo cerca di fornire una panoramica della portata e dello sviluppo della formazione professionale a pagamento. Si tratta di un fenomeno diffuso principalmente nella Svizzera tedesca, particolarmente accentuato nell’ambito della maturità professionale.
Che ruolo possono assumere le tecnologie educative nel supportare ed eventualmente potenziare la formazione professionale? Questa è la domanda al centro del lavoro svolto dal progetto “Dual-T”, e del libro recentemente pubblicato in occasione della sua conclusione. In questo articolo proviamo a riassumerne i punti principali e a rileggere l’intera esperienza tra passato, presente e futuro per tracciarne un bilancio spontaneo. Forse il più grande risultato del Dual-T è il modello pedagogico dell’Erfahrraum. Esso consente lo scambio di esperienze di apprendimento attraverso i confini dei tre luoghi di apprendimento della formazione professionale. Questo rende molto più evidente agli studenti il collegamento tra ciò che imparano sul posto di lavoro e ciò che imparano a scuola.
Regula Julia Leemann, Bettina Weller & Andrea Pfeifer-Brändli
Regula Julia Leemann, Bettina Weller & Andrea Pfeifer-Brändli
I percorsi che conducono alla frequenza di un’alta scuola pedagogica da parte di chi ha concluso una formazione professionale di base stanno assumendo un’importanza sempre maggiore anche in termini di politiche della formazione, non da ultimo a causa della carenza di insegnanti nella scuola elementare. Le conoscenze in merito a tali percorsi sono tuttavia ancora scarse. Quante persone decidono di frequentare una formazione per diventare insegnante dopo avere concluso una formazione professionale di base? Quali itinerari sono percorribili? Quali ostacoli devono essere superati? Quali fattori agevolano il cammino verso questa ulteriore qualificazione professionale? I risultati del presente contributo mostrano che circa un sesto dei diplomati della scuola secondaria II che intraprendono una formazione come insegnante proviene da una precedente formazione professionale di base. Le analisi dei dati quantitativi e qualitativi indicano tuttavia come, per queste persone, le vie di accesso alle alte scuole pedagogiche siano spesso complesse e poco chiare. Un ruolo importante è altresì giocato da fattori quali il sesso, la specifica formazione professionale precedentemente completata (con un numero più o meno alto di ore scolastiche) e la permeabilità tra i diversi settori formativi.
I computer, i robot e l’intelligenza artificiale possono svolgere sempre più attività lavorative precedentemente svolte dall’uomo. Se negli Stati Uniti già un numero massiccio di lavoratori ha perso il proprio lavoro perché è stato sostituito da tecnologie digitali durante i periodi di crisi, in Svizzera i cambiamenti appaiono più graduali e meno dolorosi. Ciò è probabilmente dovuto innanzitutto al sistema di formazione professionale elvetico, che si orienta all’occupazione preparando attivamente i giovani alle professioni e fornendo loro le corrispondenti competenze. Anche in Svizzera, le opportunità di promozione e di reinserimento delle persone con un livello di formazione medio-basso sono in ogni caso peggiorate. Politiche attive in materia di formazione e di mercato del lavoro sono pertanto sempre più necessarie per contrastare le conseguenze economiche, politiche e sociali indesiderate della crescente digitalizzazione.
Le reti di aziende formatrici, vale a dire quelle reti grazie a cui è possibile lo svolgimento di un apprendistato presso diverse aziende, esistono già da molto tempo. Jomb sta oggi trasformando questa idea in una vera e propria impresa, sfruttando le possibilità offerte dalla tecnologia informatica per l’automatizzazione di molti compiti di amministrazione e di comunicazione. Il potenziale appare molto promettente.
Per la prima volta una ricerca scientifica ha sottoposto a indagine gli esami che costituiscono la base per la determinazione delle note dei luoghi di formazione nell’area disciplinare di economia e società dell’apprendistato per impiegato di commercio. Lo studio conclude che, a causa delle differenze riscontrate nel campione, i diversi esami e le diverse corrispondenti note dei luoghi di formazione non possono essere considerate fra loro equivalenti. Sono state infatti riscontrate differenze tra le regioni linguistiche (Svizzera tedesca, Svizzera francese/Ticino), tra le diverse scuole e perfino internamente alle singole scuole. Di seguito vengono descritti i problemi individuati e formulati alcuni suggerimenti, anche e soprattutto in vista dell’attuale riforma della formazione commerciale di base.
Il Rapporto sul sistema educativo è probabilmente la più importante pubblicazione scientifica sulla formazione in Svizzera. In esso vengono raccolti e commentati i dati più significativi provenienti dalle statistiche, dalla ricerca e dagli organi amministrativi. Per quanto riguarda la formazione professionale, alcuni dei risultati dell’ultimo rapporto 2023 sono sorprendenti. Per esempio, emerge che solo circa la metà dei giovani frequenta una formazione professionale di base direttamente dopo aver completato la scuola dell’obbligo. Oltre a ciò, il rendimento scolastico risulta determinante per i futuri successi formativi. Come afferma Stefan C. Wolter, direttore del rapporto, basta dare un’occhiata alla situazione della formazione professionale superiore per rendersi conto che la politica si sta occupando dei problemi sbagliati.
Martin Berger, Katrin Kraus, Thomas Keller, Elke Brucker-Kley, Janick Michot & Reto Knaack
Martin Berger, Katrin Kraus, Thomas Keller, Elke Brucker-Kley, Janick Michot & Reto Knaack
La “prima verifica” di un impianto elettrico è una competenza cruciale che deve essere posseduta dagli elettricisti professionisti. Tuttavia, il suo apprendimento pone sfide considerevoli ai centri di formazione, come dimostrano i preoccupanti risultati delle procedure di qualificazione. Un progetto di innovazione interdisciplinare dell’Alta Scuola Pedagogica di Zurigo e dell’Università di Scienze Applicate ZHAW affronta questo problema sfruttando il caso della prima verifica degli impianti elettrici per indagare il potenziale della realtà virtuale (VR) nella formazione. Nel progetto è stato sviluppato il prototipo di un ambiente di apprendimento VR rivolto agli apprendisti del settore, valutandone quindi gli effetti nell’ambito di uno studio sul campo.